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76 i naufraghi dello spitzberg


S’imbarcarono e fecero ritorno alla Torpa, mentre la neve, che era cessata per pochi minuti, tornava a cadere in maggior copia ed il vento del nord aumentava di violenza, sconvolgendo il mare.

I marinai, avvertiti che si dovevano prendere le misure necessarie per lo svernamento, si misero febbrilmente al lavoro sotto la direzione dei due capitani e dell’ice-master.

Innanzi a tutto si procedette alla costruzione di un magazzino che doveva erigersi sul banco di ghiaccio, in un posto elevato, precauzione necessaria, potendo la nave venire schiacciata dalle pressioni prima che l’equipaggio avesse il tempo necessario di porre in salvo le provviste occorrenti per così tanti uomini.

Formata una specie di piattaforma sulla cima di un’altura che si trovava a circa duecento passi dal bacino, fu eretta una grande capanna formata di blocchi di ghiaccio rinforzati con travi e tanto vasta da poter riparare, all’occorrenza, tutto l’equipaggio.

Dentro vi accumularono provviste d’ogni qualità, sufficienti per nutrire tutti quei marinai per due mesi, poi coperte, vele, attrezzi, carbone, una stufa e le due più grandi scialuppe.

Attorno furono erette delle muraglie di neve e di ghiaccio per difendere la costruzione dalle copiose nevicate e si coprirono di tettoie, onde i marinai potessero passeggiare a loro comodo, senza esporsi alle intemperie.

Eretto il magazzino, i due capitani rivolsero le loro cure alla nave.

L’ancorarono solidamente al margine del bacino per impedire che il vento non la spingesse contro le pareti di ghiaccio, poi immersero attorno alla carena numerose