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cap. viii. — un feroce assalto 117

cosa possa effettuarsi. Avuto l’ostaggio, lo metteremo in salvo sulla vostra rupe, poi faremo la guerra e detronizzeremo quel tiranno. Ah!... ora che ci penso, potrei recarmi io a Jafnapatam.

— Voi! — esclamò Amali.

— E perchè no? Sono un europeo, quindi non ho nulla da temere; sono cacciatore, quindi posso essermi recato colà per distruggere delle bestie feroci e poi non credo di essere uno sciocco. Volete affidare a me questa impresa? Per bacco! L’avventura mi tenta.

— E la vostra testa?

— Mi pare che sia ben attaccata al collo, — rispose Jean Baret.

— Se il marajah s’accorgesse delle vostre intenzioni, non ve la lascerebbe a lungo sulle spalle.

— Non sarà già uno stregone per indovinarle. Avete un uomo coraggioso e fidato, che conosca quel vostro amico?

— Il mio luogotenente Durga.

— Non lo riconosceranno a Jafnapatam?

— Da dieci anni non ha più posto piede in quella città.

— E poi lo truccheremo — disse Jean Baret. — Mio caro re dei pescatori di perle, vado a fare i miei preparativi perchè conto, per questa sera, di entrare in Jafnapatam e di vedere questa notte il vostro amico.

— Così presto?

— Io sono fatto così. Quando ho preso una decisione vado diritto alla meta senza fermarmi un minuto.