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156 sul mare delle perle


— Procurerò di farmi onore, capitano. Questo marajah è un principe gentilissimo.

— Quando non diventa invece molto pericoloso.

— Anche verso di me?

— Oh no! Non oserebbe toccare un europeo; sa che dietro di voi verrebbero gl’inglesi.

— Sapete, capitano, che abbiamo avuto una bella fortuna! Verrà anche il ragazzo?

— E dormirà vicino alla tenda del principe.

— Se si potesse tentare il colpo questa notte!

— Non pensateci, — disse il capitano. — Aspettiamo di giungere sulle rive del lago per aver l’appoggio di Amali e dei suoi uomini.

— Durga! In piedi, si parte.

— Così presto? — chiese l’indiano, alzandosi.

— Il nostro elefante già ci aspetta dinanzi al mio palazzo, — disse il capitano. — Venite subito, così assisteremo alla sfilata del corteggio, uno spettacolo imponente, che merita di esser veduto.

Jean Baret e Durga seguirono il capitano e trovarono dinanzi al palazzo un enorme elefante marghee, uno dei più alti della specie, colla sua cassa sul dorso, posata sopra una ricca gualdrappa di seta rossa a frange d’argento, montato dal suo conduttore, il quale sedeva sul collo, fra le due orecchie.

Salirono la scala di corda e si sedettero sui cuscini della cassa.

L’elefante, docile agli ordini del suo conduttore, si mise in moto, attraversando con passo pesante e lungo la città, fermandosi presso una delle parti dove si era radunata una folla enorme, in attesa del corteggio reale.