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162 sul mare delle perle

un giro pel campo, mentre il capitano si recava a ricevere gli ordini dal suo signore.

Soldati, servi e battitori erano tutti in movimento per preparare la caccia che doveva aver luogo allo spuntare del giorno.

Duecento uomini, seguiti dai cani, erano già partiti per circondare la jungla a fine d’impedire che le tigri, spaventate da quel frastuono e da tutti quei fuochi, si rifugiassero nei boschi vicini.

Alcuni colpi di fucile indicavano che qualcuna di esse aveva già cercato di prendere il largo.

— Con tutta questa gente nascerà una confusione enorme — disse Jean Baret a Durga. — Preferisco cacciare da solo.

— Tutti i marajah cacciano a questo modo, signore — rispose il luogotenente d’Amali.

— Si perderanno anche molte persone.

— Non vi è spedizione che ritorni intatta. Le tigri, approfittando della confusione, fanno sempre molte vittime.

— Se potessimo approfittarne anche noi per rapire il ragazzo!

— Il marajah lo terrà presso di sè, sull’elefante.

— Chi te lo ha detto?

— Un servo del capitano.

— Non importa, riusciremo egualmente quando saremo giunti al lago.

— Avete un progetto?

— Non te lo nego, Durga.

— Contro gli elefanti?

— Te lo sei immaginato! Voglio rendere furiosi quegli animali.