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il domatore di tigri. 123


— Fuggiti — rispose Bill con voce tranquilla.

— Avete scatenato le tigri?

— È bastata una sola per fugare gli antropofaghi.

— Grazie, Bill, di quanto avete fatto. Senza di voi la mia nave a quest’ora sarebbe perduta e tutti noi saremmo prigionieri.

— Voi avete salvato me, io ho salvato voi — rispose il naufrago con voce sorda. — Nè io più nulla devo a voi, nè voi a me: siamo pari! —

Il capitano Hill lo guardò con sorpresa.

— Perchè queste parole, Bill? — chiese con tono di rimprovero.

— Perchè non amo essere debitore verso di nessuno — rispose il naufrago con accento marcato.

— Siete orgoglioso, Bill. —

Il naufrago scosse il capo e contrasse la fronte.

— No — disse. — Un giorno saprete il perchè. —

Girò sui talloni dopo d’aver lanciato un acuto sguardo verso Anna e si allontanò coi lineamenti contraffatti o un sardonico sorriso sulle labbra.

— Che singolare uomo! — disse la giovanetta.

— Non riuscirò mai a comprenderlo, Anna — disse il capitano Hill. — Eppure quelle parole m’hanno fatto una sinistra impressione!... Bah!... Non ci pensiamo! —

Fece un gesto come per iscacciare un cattivo pensiero, e andò incontro ai marinai che scendevano dall’alberatura.

— Quanti uomini abbiamo perduto? — chiese ad Asthor.

— Sei, signore, e dei più valorosi.

— Tutti nostri? — domandò il capitano sospirando.

— Tutti, signore, per nostra disgrazia. Pareva che la fortuna proteggesse i naufraghi, poichè essi non hanno riportato nemmeno una ferita. A proposito, cosa vi sembra di quegli uomini?