Pagina:Salgari - Un dramma nell'Oceano Pacifico.djvu/130

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124 capitolo decimoterzo.


— Mi pare che siano buoni diavoli — rispose il capitano. — Ma...

— Cosa sospettate?

— Ho scorto sulle loro braccia e sulle loro gambe delle lividure che mi danno molto da pensare, mio vecchio Asthor. Possono essere state prodotte dalle corde, ma forse...

— Comprendo, — disse il pilota il cui volto erasi annuvolato. — Il signor Collin aveva notate le stesse lividure sui polsi di Bill. To’! che tanto sangue sia stato sparso per salvare degli uomini di quella fatta, dei reduci da quella sinistra isola che si chiama Norfolk?...

— Forse c’inganniamo, Asthor, e poi... —

S’interruppe e fece un gesto di sorpresa. Gli erano venute in mente le strane parole poco prima pronunciate da Bill.

— Ho una vaga paura, Asthor, — disse.

— Voi temete?...

— Nulla per ora, ma teniamoli d’occhio.

— Gli sorveglierò attentamente, capitano, e guai a loro se oseranno tramare qualche cosa. Il vecchio Asthor è ancora robusto e capace di spaccare il capo a chi ardisse alzare una mano contro di voi o contro a miss Anna.

— Silenzio, mio caro lupo di mare; ora pensiamo ai morti. —

Fece ritirare Anna onde non assistesse alla brutta scena, e i marinai, per ordine del capitano, gettarono in mare i cadaveri degli assalitori, che ingombravano la coperta. La risacca, che si faceva sentire fortissima, ne spinse parecchi fino sulle spiagge dell’isola, e si videro allora quei feroci mangiatori di carne umana impadronirsi avidamente dei loro spenti compagni e portarseli sotto i boschi, non già per dar loro onorevole sepoltura, ma per divorarseli, poichè, come si disse, quegli esseri ributtanti non sdegnano di