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il delitto del naufrago. 55


— Sì, è vero, poichè la massa liquida nel precipitare sul mare solleva cavalloni enormi; ma tutto si deve tentare piuttosto di lasciarsi avviluppare da quelle furiose colonne liquide, che sono dotate di tale potenza rotatoria, da trasportare con loro i più grandi vascelli e da sollevarli. —

Un grosso lampo che fendette la massa delle nubi come se fosse una gigantesca scimitarra, seguíto poco dopo da un cupo rimbombo che si perdette nei lontani orizzonti, troncò la conversazione.

Il capitano Hill abbandonò il posto e salì sul ponte di comando col portavoce in mano, pronto a comandare la manovra, mentre il tenente Collin si portava a prua dove gli uomini si disponevano ad ammainare i flocchi e a prendere terzaruoli sulle vele basse.

L’uragano si avvicinava con rapidità straordinaria, sconvolgendo il mare e il cielo. Impetuosi colpi di vento, dopo d’aver sollevate e sferzate le onde che montavano sempre con tremendi muggiti, giungevano l’uno addosso all’altro sulla Nuova Georgia, la quale fuggiva con la rapidità d’un immenso uccello, verso il sud-ovest.

Il sole era scomparso da qualche ora, e una profonda oscurità pesava sul Grande Oceano. Però al balenar dei lampi, si vedevano volteggiare, sospinti dalla forza del ciclone, i grandi albatros, con le loro piume bianche e nere, il becco grosso e tanto robusto, da spaccare il cranio ad un uomo, e con le loro ampie ali che misuravano non meno di cinque metri. Si vedevano lottare contro il vento, volteggiare disordinatamente sopra i flutti e si udivano, fra i fischi ed i muggiti della natura irritata, le loro grida rauche e discordi.

Anche gli abitatori del mare parevano inquieti, perchè si vedevano ruzzolare fra le onde numerosi squali con potenti mascelle