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56 capitolo sesto.


fornite di triplici file di denti, e slanciarsi in aria torme di Exocæetus evolanz, strani pesci dotati di larghe pinne somiglianti ad ali, che si innalzano con un potente colpo di coda percorrendo distanze di centocinquanta a dugento metri, e che appena ricaduti tornano a riprendere il volo, riaprendo le pinne ventrali e agitandole in modo da sembrare quattro invece di due.

La Nuova Georgia, non ostante venisse assalita da ogni lato dai marosi che si slanciavano talvolta fino sul suo ponte, pure si comportava bene e teneva bravamente testa all’uragano.

Guidata dalla ferrea mano del vecchio Asthor si manteneva sulla via del sud-ovest, per rifugiarsi, in caso disperato, nelle insenature di qualche isola. Rollava disperatamente la poveretta, si copriva d’acqua da prua a poppa, tuffava nel seno delle onde spumeggianti i suoi solidi fianchi, montava sulla cresta delle montagne mobili, precipitava nel fondo degli abissi, sferzava i marosi col suo albero di bompresso, tanto s’inchinava colla prua, ma usciva sempre vittoriosa da quegli assalti furiosi che non le lasciavano tregua.

Ad un tratto però, verso il sud, quando il vento, ormai scatenato aveva perduto ogni ritegno, girando ora al sud-ovest ed ora al nord-est, provocando quegli incontri di correnti che generano i cicloni, apparve una specie di cono che pareva scendesse dalle nubi per posarsi sulla sconvolta superficie dell’Oceano.

Il capitano Hill, quantunque coraggiosissimo e pronto a tutto, impallidì.

— Si forma una tromba verso il sud, — disse rivolgendosi verso il tenente Collin che lo aveva raggiunto sul ponte di comando.

— La Nuova Georgia fugge rapidamente, signore, — rispose il tenente. — Forse noi saremo lontani, quando la tromba si sarà formata.