Pagina:Salimbene de Adam – Cronica, Vol. II, 1942 – BEIC 1912533.djvu/428

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poste dentro al testo fes. giá citati); le correzioni posteriori su luogo raso (es. pp. 243, 526) ecc. Talora righe e righe furono cancel- late con un acido, come nel f. 2806 e c (p. 243, 244*, evidente- mente per far scomparire piccanti e scandalose notizie sugli Estensi. E quando le intere pagine davan noia, via i fogli interi, come il f. 363, dove si diceva «de causa destructionis Bononie et de usuris non accipiendis et muneribus et aliis peccatis» (p. 535), e il f. 374 «de quadam sanctimoniali, que disponebat Deum de- serere, nisi Deus eam succurrisset» (p. 567)! Ma perché, nel titolo del f. 288 c (p. 270) fu sostituito a nome precedente quello di Ugemevi de Sauclo Vitale ? Al passo p. 167 a puer parvus de Apulia... quam Rainaldum», lo Holder, nota d), osserva: «in loco raso scripta certe alia manu circa a. 1300». A p. 61 x fu scritto, secondo lo Holder nota d), da altra mano.su luogo raso «Arpus deArpis»,lá dove Salimbene aveva scritto «Arpus de Beneceto». Sulla Cronica si rivolse l’insaziata curiositá degli umanisti, probabilmente quando aveva giá subito danni irreparabili. La usò ampiamente nel quattrocento Flavio Biondo, e anche Tristano Calco milanese per le Ihstoriae Patriae, e foi.se anche il Platina. Verso la metá del cinquecento, Onofrio Panvinic, grande erudito e intrepido esploratore d’archivi, la vide in Parma, secondo appare da una sua nota manoscritta (Ms. Vaticano 8132), come in Parma la vide senza dubbio un modesto e farraginoso erudito locale, il Da Erba, che la ricorda in un manoscritto del 1572. Comunque, non molti anni dopo, la Cronica era a Roma e, come s’è detto, l’ti febbraio 1587 veniva donata dal cardinale Iacopo Savelli sommo Inquisitore al parmense monsignor Paolo Sanvitale. Ma come venne a Roma e perché? Forse non è senza significato il fatto che il cardinale Savelli fosse amico del cardinale Alessandro Farnese, e che il Panvinio fosse in relazione con l’uno e con l’altro. Diffusasi nell’ambiente la voce ( he esisteva in Parma una si antica, singolare e importante opera, si sará pensato ch’essa potesse giovare a conoscer meglio i movimenti ereticali del medio- evo, e cosi si spiegherebbe l’accenno che se ne trova nel com- mento del Pegna al Dírectoriurn Inquisíforum dell’Eimerico. O piuttosto ci si preoccupò d’esaminar meglio e di toglier alla curio- sitá degli eruditi un’opera che parlava con tanta libertá d’uomini e di cose religiose? E pertanto probabile che l’opera pervenisse nelle mani del Savelli, anche perché era sommo Inquisitore, e che