Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/146

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quintadecima luna; e tutte le future cose indovinare. Appresso seguitò, avergli ancora veduta una pietra di cristallina specie, trovata nel picciolo ventre d’un bianco gallo, la quale chi seco nelle forti palestre portasse, sarebbe indubitatamente contra ogni avversario vincitore. Poi raccontò avernegli veduta un’altra simile ad umana lingua, ma maggiore, la quale, non come l’altre, nasce in terra, ma nella mancante luna cade dal cielo, ed è non poco utile alli venerei lenocinii: altra contra al freddo; altra contra le perverse affascinazioni d’invidiosi occhi. Nè tacque quella, la quale insieme legata con una certa erba, e con alquante altre parole, chiunque indosso la portasse, potrebbe a sua posta andare invisibile per ogni parte, e fare quanto gli piacesse, senza paura di essere impedito da alcuno: e questo detto, seguitò d’un dente tolto di bocca alla destra parte di un certo animale chiamato, se io mal non mi ricordo, Jena: il qual dente è di tanto vigore, che qualunque cacciatore sel legasse al braccio, non tirerebbe mai colpo in vano; e non partendosi da questo animale, disse, che chi sotto al piede ne portasse la lingua, non sarebbe mai abbajato da’ cani: chi i peli del muso, con la pelle delle oscene parti nel sinistro braccio legata portasse, a qualunque pasterella gli occhi volgesse, si farebbe subito a mal grado di lei seguitare. E lasciando questo, dimostrò, che chi sovra la sinistra mammella di alcuna donna ponesse un cuore di notturno gufo, le farebbe tutti i secreti in soglio parlando manifestare. Così di una cosa in un’altra saltando, prima a piè dell’alto monte giungem-