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l’Oceano padre di tutte le cose giusta la sentenza di Talete da Mileto, il quale, come scrive Diogene Laerzio nella vita di lui, disse che ’l principio d’ogni cosa è l’acqua.

Ma convocando la tergemina Ecate ec. Virgilio nel Lib. iv. dell’ En.:


Stant arae circum; et crines effusa Sacerdos
Tercentum tonat ore Deos, Erebumque, Chaosque,
Terginamque Hecaten,
etc.


Ecate viene chiamata tergemina, perchè ha tre nomi, essendo Luna in cielo, Diana in terra, Proserpina nell’inferno. Appellandosi anche Ecate sembra che ne abbia quattro; ma non è questo che un cognome, proveniente da έκατòν, che significa cento, perch’ella avea cento varj poteri, e con cento vittime veniva placata.

Il profondo Caos. Secondo Esiodo il Caos è il più antico degli Dei, dal quale anzi tutti gli altri furono propagati. Qui però può esser preso anche per la prima indistinta mole di tutte le cose, dalla quale fu cavato l’orbe.

Il grandissimo Erebo. O l’Erebo è un Dio infernale nato dal Caos e dalla Caligine, e padre della Motte; o è la profondissima sede degli Dei infernali.

E le infernali Eumemdi. Queste sono le Furie infernali, le quali diconsi abitatrici delle onde di Stige, fiume dell’ Averno.

Dell’impari numero godono i magici Dii. Virgilio nell’Egl. viii. dice parimenti:


. . . . . . Numero Deus impare gaudet.


Meglio però di Virgilio parmi che abbia ciò detto il nostro Sanazzaro aggiungendo agli Dei l’epiteto magici, perchè di fatto quantunque sì i Greci che i Latini avessero per sacro il numero impari, e spezialmente il tre, nondimeno se tutto ciò che ha del misterioso, vien creduto più adatto alle magiche cerimonie, è pur da credersi che gli Dei che appunto in tali cerimonie s’invocano, debbano compiacersi più che gli altri nel numero impari.

Adone, Jacinto, Ajace ec. Adone fu giovane bellissimo, amato da Venere. Essendo stato ammazzato da un cinghiale, Venere dopo d’averlo pianto lungo tempo, lo mutò nel fiore, che porta il suo nome. Jacinto fu un fanciullo parimente bellissimo, amato da Apollo. Essendo stato ucciso per disgrazia nel lanciare che fece Apollo d’un disco, fu mutato nel fiore del suo nome. Il disco o piastrella, come meglio si direbbe in italiano, era una macchinetta rotonda e piana o di sasso,