Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/26

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ei sa cogliere gli attributi più nobili del poetico bello. Questo illustre esempio può anch’esso influire a confondere l’incauta asserzione di que’ critici, o ingannati, o maligni, i quali pretendono, che la Religione Cristiana non somministri alle arti liberali argomenti capaci di tutto quell’abbellimento, a cui si prestano i soggetti della pagana mitologia. Tra le più leggiadre cose, di cui abbonda l’enunciato poema ne trasceglieremo una sola, la quale servirà in qualche parte a fiancheggiare la nostra riflessione. Licida uno de’ pastori accorsi all’annunzio dell’Angelo a visitare il presepio preso dopo l’adorazione da insolito entusiasmo prorompe ad applicare al celeste bambino i presagi della Sibilla Cumea, che malamente, e per mera adulazione Virgilio aveva voluti ascrivere al figliuol di Pollione.

At Licidas vix urbe sua, vix colle propinquo
Cognitus aequoreas carmen deflexit ad undas....
Inter adorantum choreas, plaususque Deorum
Rustica septena modulatur carmina canua....
Ultima Cumaei venit jam carminis aetas:
Magna per exactos renovantur saecula cursus.
Scilicet haec virgo est, haec sunt Saturnia regna:
Haec nova progenies caelo descendit ab alto,
Progenies, per quam toto gens aurea mundo
Surget, et in mediis palmes florebit aristis.
Qua duce, si qua manent sceleris vestigia nostri,
Irrita perpetua solvent formidine terras....
Adspice venturo laetentur ut omnia saeclo.
Ipsae lacte domo referent distenta capellae