Pagina:Santa Caterina da Siena - Lettere, Aldo, 1500.djvu/7

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La Epistola del beato Stephano Certosino.
Frate Stephano da Siena priore:ben che indegno del ordine de Sancta Maria de gratia del ordine de la Certosa appresso a Pavia: saluta in nome de quello che è vera salute il venerado religioso:& da lui amato de sincero core Fra Thomaso de Antonio da Siena del ordine de li Predicatori nel convento de Sancti Ioáni & Paulo in Venetia. ho receputo la vostra lettera cò desiderio:& lectola tuta co attentione,per la quale me rechiedite: &pregate: che voglia dare vera informatione alla charita vostra í publica forma deli facti:& costumi:& virtuti: &doctrina dela famosa sanctitate de la beata vergine Catharina da Siena: con la quale io hebbi gratia d hauere familiarita: mentre che vixe. secondo dicite:& maximámente per cagione de una querela facta nel Palazo del Vescovo a Venetia circa la celebratione dela festa senza fare commemoratione de essa vergine. Per che fono molti che no vogliono credere che siano vere le virtu che de essa veramente se predicano. Per confessare aptamente la verita ne io ne neuno de mia generatione cognobbe essa vergine: ne alcuno de suo sangue sina alanno del Saluatore nostro mille trecento settanta sei o circa: ne ancora a quello tempo desiderava cognoscerla como homo annegato nele tempeftati sfortune dela uita prefente:ma Iabonta eterna: la quale non uole che perifca alcuno: difpodè liberare lanimamiadale guance del infèrno. In quello tempo adunq; accadette che haueilìmo ininiicitia fenza nodro defed:o con gente adai più potente de noi. In lacj leeiTendofe exercitati & aftatichati molti citadini deli primi per fare la pacermai pottetero hauere fperanza alcuna de bona uoIuta& di pace de quelli nodri inimici. Allhoraladetta uergineeranominataper.tutala Thoicana:& laudata co grandidìmelaudedeuirtutc da grandiíTimo nu mero deperfone.Etiediceuano opere marauigliofe de eda. Perla quale cofa me fo dedo che fe io la pregaifede qda cofa:che fenzadubio meferrebbe fada la pace:p che haueua fatte molte cofe dmile.Io me coniìgliai co uno uicino gedl homo.il quale logo tépo haueua hauuto inimicida & poi haueua fatto pace & era familiare deeda uergine facra:Il quale intefo il mio dedo refpofe.’habi p certo che no trouerai pfona in queda ci ta più apta de eíía in fare tale pacefubiungendo non perlongare più: & io te accompagnaro. Adunque la uifìtaflimo &ed~a me uitte non como uergine uergognofa fecondo io mecredeua:ma con fuifeerata charita co m° fe haueife ueduto uno fuo fratello carnale che foffe retornato da Ion’giflìmi paefì:decheio molto memarauigliai.Et attendendo io allaeflv cada dele fande parole foi.xon le quali nonfolamentemeinduxead co fcflìirme Sia uiuere uirtuofamente: ma ancora me fpinfe Sì con drenfe*.

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