Pagina:Santucci Sulla melodia Lucca 1828.djvu/108

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LXVII. E qui io do fine al mio lungo ragionare. Mi protesto però che scevro da ogni passione e mosso da solo amor di verità, ho detto liberamente tutto ciò ch’io sento circa la moderna musica, prendendo di mira le cose, non le persone, alle quali a proporzion del merito professo stima e rispetto.

LXVIII. Del resto, quantunque sia stato sempre d’avviso che nell’imprendere a trattar di musica nel dì d’oggi avrei sparso le parole al vento, che poco o niun profitto trarrebbero dal mio dire i coltivatori della medesima, essendone le idee tuttavia in rivoluzione; anzi che tutti i miei pensamenti sarebbero stati presi di mira e ben ben vagliati: nondimeno per i motivi che son per addurvi non volli per soverchia timidezza ritrarmi dal concepito disegno. Primieramente: per impedire a questa musica il vantaggio, dirò così, della prescrizione, protestando contro di lei e mettendone sott’occhio i difetti. In secondo luogo: perchè, quantunque sia disgraziatamente vero che i giovani de’ giorni nostri possano per la maggior parte chiamarsi ligj del suo stile; pure ebbi speranza che non in tutti fosse corrotto il vero gusto italiano, e che almen da qualcuno sariasi ricavato vantaggio da quanto qua e là avrei sparso di lume sulla materia in quistione, e specialmente da quei cui fosse ignoto l’autore, mentre ne avrebbon così esaminate senza preoccupazione e bilanciate le ragioni. In terzo luogo: perchè bramava adoperarmi per quanto avessi potuto, onde si ricredessero, o almeno si vergognassero, se fosse possibile, tanti e tanti che disonorano co’ loro capricci