Pagina:Santucci Sulla melodia Lucca 1828.djvu/66

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dipende ciò elle nel canto chiamasi propriamente bello. E’ necessario però che vi faccia qui osservare che’l canto ricava la sua forza, o per dir meglio, la sua bellezza da due fonti differentissime. I suoni nella musica possono avere un tal quale significato lor proprio e naturale, ia cui il ritmo punto non v’influisca . S’odono de’ suoui che per sè stessi sono allegri o graziosi o teneri o tristi o dolorosi . Questi suoni hanno il potere di commuoverci, senza che la cantilena, ov’entra la forza del ritmo, abbia veruna influenza, e spesso si dà a questo potere il nome di bello . La bellezza però che risulta dal ritmo è tuli’ altro. Essa consiste in cose perfettamente indifferenti in sè stesse; che non hanno verun significato naturale; nè esprimono o allegrezza o dolore . Per andar dunque in traccia della natura c dell effetto del ritmo io non sceglierò che cose in sè stesse indifferenti, come sarebbe il suono d’un tamburo o d’una sola corda: suoni che non hanno per sè stessi altro potere fuor di quello che dà loro il ritmo . Mi sarà di guida in questa ricerca il sig. Castillon, cui son debitore di tutto quel che vi dirò, e, ove 1 creda opportuno, mi servirò delle stesse sue parole (3).

VIII. Si rappresenti taluno i semplici colpi battati sopra un tamburo, e dimandi a sè stesso: come mai una continuazione di suoni simili può divenir piacevole , e prendere un carattere morale o appassionato? E sara appunto al principio delle ricerche sopra il ritmo. Venghiamo al fatto.