Pagina:Sarpi, Paolo– Scritti editi ed inediti, Vol. II, 1940 – BEIC 1920059.djvu/9

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Ricerca il zelo, che ciascun debbe aver nel servizio divino e la cura della propria salute, in questo tempo specialmente, attese le controversie che vertono tra la Santitá del sommo pontefice e la serenissima republica di Venezia, che due questioni siano diligentemente esaminate e decise.

La prima: se gli ecclesiastici debbano o possano senza peccato osservare l’interdetto in questo Stato.

La seconda: se il principe possa e debba proibire, come per difesa, una tale osservazione.

Sono alcuni, i quali, per provare che gli ecclesiastici di questo Stato sono obligati a servare l’interdetto e che il prencipe debba consentirlo, si reputano poterlo fare efficacemente, quando averanno mostrato che al precetto del papa, giusto, si debba da ognuno ubidire: e in provar questo s’affaticano molto, e a giudizio nostro soverchiamente e fuori del caso. Poiché prontissimamente sará loro concesso non solo questo, ma che al precetto giusto del vescovo si debba ubidire; e di piú ancora che al precetto del prencipe e del magistrato, giusto, sia debita l’obedienza; e per ampliar maggiormente la loro proposizione, diremo che è debita l’obedienza al precetto giusto del padre, del padrone, del marito. Se vogliono ridurre la proposizione sua alli termini convenienti, piú tosto doveranno dire: al precetto umano giusto di qualunque superiore si debbe obedire, per non incorrere in peccato, imperocché porta talmente seco il giusto precetto il debito dell’obedienza, che è contradizione trovar l’uno senza l’altro.

Tutta la difficoltá sta in dimostrare che questo sia precetto giusto: imperocché, si conte ognuno che commanda, appresso la qualitá di superiore ne ha un’altra congionta, di essere soggetto