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Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/110

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104 l'istoria del concilio tridentino


Diede il nuncio la sua proposizione anco in scrittura, e l’ambasciatore dell’imperatore fece l’istesso officio coll’elettore. Il quale avendo richiesto spacio per rispondere, sentí di ciò il noncio piacere inestimabile, non desiderando egli altro che dilazione, ed ebbe la risposta per presagio che il suo negozio dovesse sortire riuscita felice, e non si potè contenere di non lodarlo che interponesse spacio in una deliberazione che lo meritava. Rispose nondimeno dopo pochi giorni l’elettore, avere sentito molta allegrezza che Cesare ed il pontefice siano venuti in deliberazione di far il concilio, dove, secondo la promessa fatta piú volte alla Germania, si trattino legittimamente le controversie con la regola della parola divina. Che egli, quanto a sé, volentieri risponderebbe allora alle cose proposte; ma, perché sono molti principi e cittá che nella dieta di Augusta hanno ricevuta la medesima confessione che lui, non essere conveniente che egli risponda senza loro, né meno utile alla causa; ma essendo intimato un convento per li 24 di giugno, si contenti di concedere questa poca dilazione, per aver conclusione piú comune e risoluta. Tanto maggiore fu il piacere e la speranza del noncio, il quale averebbe desiderato che la dilazione fosse piú tosto di anni che di mesi.

Ma li protestanti, redutti in Sinalcalda al su detto tempo, fecero risposta ringraziando Cesare che per gloria di Dio e salute della repubblica abbi preso questa fatica di far celebrar un concilio; la qual fatica vana riuscirebbe quando fosse celebrato senza le condizioni necessarie per risanar li mali di Germania, la quale desidera che in esso le cose controverse siano definite col debito ordine; e spera d’ottenerlo, avendo anco Cesare in molte diete imperiali promessone un tale, quale con matura deliberazione delli principi e stati è stato risoluto che si celebrasse in Germania; attesoché, essendo con occasione delle indulgenze predicate scopertosi molti errori, il pontefice Leone condannò la dottrina e li dottori che manifestarono gli abusi: nondimeno quella condanna fu oppugnata con li testimoni delli profeti e degli apostoli. Onde è nata la controversia, la quale non può essere terminata se non in un