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116 l'istoria del concilio tridentino


sarebbono di poco vigore, se nelli cardinali non si vedessero prima gli effetti.

Secondo il costume che nei primi giorni li cardinali, massime grandi, ottengono dal nuovo pontefice facilmente grazie, il Cardinal di Lorena ed altri francesi, per nome ancora del re, gli dimandarono che concedesse al duca di Lorena la nominazione delli vescovati ed abbazie del suo dominio: la qual cosa s’intendeva anco che era per dimandar la repubblica di Venezia delli suoi. Rispose il pontefice che nel concilio, qual in breve doveva celebrare, era necessario levare tal facoltá di nominazione a quei prencipi che l’avevano, non senza nota delli pontefici predecessori suoi che le hanno concesse: per il che non era cosa ragionevole accrescer il cumulo delli errori e conceder allora cosa, che era certo dover essere rivocata fra poco tempo con poco onore.

Nel primo consistorio, che fu alli 13 novembre, tornò a ragionare del concilio, e disse esser necessario inanzi ad ogni altra cosa ottener un’unione dei principi cristiani, o veramente una sicurezza che per il tempo che durerá il concilio non si moveranno le arme: e però voleva mandar nonci a tutti li prencipi per negoziare questo capo, e altri particolari che li cardinali avessero raccordato. Chiamò anco il Vergerio di Germania, per intendere bene lo stato delle cose in quelle provincie: e deputò tre cardinali, uno per ciascun ordine, a consultare le cose della reforma. Li quali furono il cardinale di Siena, di San Severino e Cesis. Né mai celebrava consistoro che non intrasse e parlasse longamente di questa materia; e spesso replicava essere necessario però che prima si reformasse la corte e massime i cardinali: il che da alcuni veniva interpetrato essere detto con buon zelo e desiderio dell’effetto, da altri acciò la corte e li cardinali trovassero modi, per non venir alla riforma, di metter impedimenti al concilio: e ne prendevano argomento perché, avendo deputato li tre cardinali, non aveva eletto né li piú zelanti né li piú esecutivi, ma li piú tardi e quieti che fossero nel collegio.