Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/127

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libro primo - capitolo v 121


guendo le proprie opinioni con molta servitú e fatica, non si portò piú oltre che ad un canonicato di Trento; ma mutato in meglio, fu vescovo, cardinale e finalmente papa Pio II. Li raccordò Bessarione niceno, che d’un misero Caloiero da Trabisonda diventò cosí grande e riputato cardinale, e non molto lontano dal succeder papa.

Le risposte di Lutero furono, secondo il naturale costume suo, veementi e concitate, con dire che non faceva nissuna stima del conto in che fosse appresso la corte romana, de quale non temeva l’odio né curava la benevolenzia; che nelli servizi divini s’implicava quanto poteva, se bene con riuscita di servo inutile; che non vedeva come fossero congionti a quei del pontificato, se non come le tenebre alla luce; nessuna cosa nella vita sua essergli stata piú utile che il rigore di Leone e la durezza del Gaetano, quali non può imputare a loro, ma gli ascrive alla divina provvidenza: perché in quei tempi, non essendo ancora illuminato di tutte le veritá della fede cristiana, ma avendo solo scoperto li abusi nella materia delle indulgenze, era pronto di tenere silenzio quando dalli suoi avversari fosse stato servato l’istesso. Ma le scritture del maestro del sacro palazzo, la superchiaria del Gaetano e la rigidezza di Leone l’avevano costretto a studiare e scoprire molti altri abusi ed errori del papato meno tollerabili, li quali non poteva con buona conscienzia dissimulare e restar di mostrare al mondo. Aver il noncio per sua ingenuitá confessato di non intendere teologia, il che appariva anco chiaro per le ragioni proposte da lui; poiché non si poteva chiamare la dottrina sua nova, se non da chi credesse che Cristo, gli apostoli e li santi padri avessero vivuto come nel presente secolo il papa, li cardinali e li vescovi; né si può fare argomento contra la dottrina medesima delle sedizioni occorse in Germania, se non da chi non ha letto le Scritture e non sa questa essere la proprietá della parola di Dio e dell’Evangelio, che dove è predicato eccita turbe e tumulti, sino al separare padre da figlio. Questa essere la sua virtú: che a chi l’ascolta dona la vita, a chi lo ripudia è causa di maggiore