Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/259

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libro secondo - capitolo iii 253


teologi. E quantonque alcuni pochi sostentassero che fosse ispediente, attese le ragioni dalli teologi considerate, tralasciar quel capo per allora, poiché fu risoluto altrimenti, posero in considerazione che, approvandola, conveniva anco comandare che sia stampata emendata; e dovendo questo fare, era necessario formar l’esemplare al quale si dovesse conformar l’impressione. Onde di comun concordia furono deputati sei che attendessero a quella correzione con accuratezza, acciò si potesse pubblicare inanzi il fine del concilio, riservandosi d’accrescer il numero quando, tra quei che di novo giongessero, vi fosse persona di buona attitudine per quell’opera.

Ma nel render li voti sopra il quarto articolo, dopo aver detto il cardinale Paceco che la Scrittura era stata esposta da tanti e cosí eccellenti in bontá e dottrina, che non si poteva sperare d’aggiongere cosa buona di piú, e che le nove eresie erano tutte nate per novi sensi dati alla Scrittura, però che era necessario imbrigliare la petulanza delli ingegni moderni e farla star contenta di lasciarsi reggere dalli antichi e dalla Chiesa, e a chi nascesse qualche spirito singolare, sia costretto tenerlo in sé e non confonder il mondo col pubblicarlo, concorsero quasi tutti nella medesima opinione.

La congregazione delli 29 tutta fu consumata sopra il quinto articolo: perché avendo parlato li teologi con poca risoluzione e col rimetter al voler della sinodo, a quale appartiene far li statuti, li padri ancora erano ambigui. Il tralasciar affatto l’anatema era un non fare decreto di fede e nel bel principio romper l’ordine preso di trattar li due capi insieme. Il condannar anco per eretico ognuno che non accettasse l’edizione Vulgata in qualche luoco particolare e forse non importante, e parimente che pubblicasse qualche sua invenzione sopra la Scrittura per leggerezza di mente, pareva cosa troppo ardua. Dopo longa discussione si trovò temperamento di formar il primo decreto e comprendere in esso quel solo che tocca il catalogo dei libri sacri e le tradizioni, e quello concludere con anatema. Nel secondo poi, che appartiene a riforma e dove l’anatema non ha luoco, comprender quello che spetta alla traduzione e