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258 l'istoria del concilio tridentino


bocca di Cristo e dettategli dallo Spirito Santo e di mano in mano venute, ad esempio delli Padri riceve con ugual riverenza tutti li libri del vecchio e novo Testamento, e le tradizioni spettanti alla fede ed alli costumi, come venute dalla bocca di Cristo, o vero dallo Spirito Santo dettate e conservate nella chiesa cattolica. E posto il catalogo dei libri, conclude che se alcuno non li riceverá per sacri e canonici tutti intieri con le sue parti tutte, come sono letti nella chiesa cattolica e si contengono nell’edizione Vulgata, o vero scientemente e deliberatamente sprezzerá le tradizioni, sia anatema, acciò ognuno sappia che fondamenti la sinodo è per usare in confirmar li dogmi e restituir li costumi nella Chiesa. La sostanza del secondo decreto è che la Vulgata edizione sia tenuta per autentica nelle pubbliche lezioni, dispute e prediche ed esposizioni, e nessun ardisca rifiutarla. Che la Scrittura sacra non possi esser esposta contra il senso tenuto dalla santa madre Chiesa, né contra il concorde consenso dei Padri, se ben con intenzione di tener quelle esposizioni occulte; e li contravvenienti siano dagli ordinari puniti. Che l’edizione Vulgata sia stampata emendatissima. Che non si possino stampare, né vender, né tener libri di cose sacre senza nome dell’autore, se non approvati, facendo apparire l’approvazione nel frontispicio del libro, sotto pena di scomunica e pecuniaria, statuita dall’ultimo concilio lateranense. Che nessuno ardisca usare le parole della Scrittura divina in scurrilitá, favole, vanitá, adulazioni, detrazioni, superstizioni, incantazioni, divinazioni, sorti, libelli famosi; e li trasgressori siano puniti ad arbitrio dei vescovi. E fu determinato che la sessione seguente si tenesse a’ 17 giugno.

Dopo fu letto dal secretario del concilio il mandato delli oratori di Cesare, Diego di Mendoza e Francesco di Toledo, quello assente e questo presente; qual con brevi parole salutati tutti li padri per nome dell’imperatore, disse in sostanza: esser manifesto a tutto il mondo che Cesare non reputa alcuna cosa piú imperatoria quanto non solo defender il gregge di Cristo dagl’inimici, ma liberarlo dalli tumulti e sedizioni;