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278 | l'istoria del concilio tridentino |
l’originai peccato non è causa di quelle azioni cattive, se non
aggiongendosi la mala volontá come principale. Ma quanto
alla seconda parte dell’articolo dicevano che se li protestanti
intendessero una corruzione privativa, l’opinione si poteva
tollerare; ma intendono una sostanza corrotta, sí che la propria natura umana sia trasmutata in altra forma che quella
in che fu creata; e reprendono li cattolici, quando chiamano il
peccato privazione della giustizia, come un fonte senz’acqua.
Ma dicono esser un fonte dove scaturiscono acque corrotte,
che sono gli atti dell’incredulitá, diffidenza, odio, contumacia
e amor inordinato di sé e delle cose mondane; e però conveniva dannar assolutamente l’articolo. E per l’istessa ragione
ancora il quarto era censurato, con dire quella inclinazione
esser pena del peccato, e non formalmente peccato: onde non
ponendo altro che quella, si negava il peccato assolutamente.
Non è da tralasciar di raccontare che in queste considerazioni li francescani non si potevano contenere di esentar da questa legge la Vergine madre di Dio per privilegio speciale, tentando di allargarsi nella questione e provarlo; e li dominicani in comprenderla sotto la legge comune nominatamente, quantonque il Cardinal dal Monte con ogni occasione facesse intendere che quella controversia fosse tralasciata, ché erano congregati per condannar l’eresie, non le opinioni de’ cattolici.
Alla dannazione degli articoli non era chi repugnasse; ma fra’ Ambrosio Catarino notò tutte le ragioni per insufficienti, che non dichiarassero la vera natura di questo peccato. Lo mostrò con longo discorso, la sostanza del quale fu: esser necessario distinguer il peccato dalla pena di esso; ma la concupiscenza e la privazione della giustizia esser pene del peccato: esser adonque necessario che il peccato sia altro. Aggionse: quello che non fu peccato in Adamo è impossibile che sia peccato in noi; ma in Adamo nessuna delle due fu peccato, non essendo né la privazione della giustizia né la concupiscenza azioni di Adamo, adonque né meno in noi: e se in lui furono effetti del peccato, bisogna bene che negli altri siano effetti. Per la qual ragione non si può meno dire