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libro secondo - capitolo iv 279


che il peccato sia inimicizia di Dio contra il peccatore, né quella di lui verso Dio, poiché sono cose consequenti il peccato e venute dopo quello. Oppugnò ancora quella transmissione del peccato per mezzo del seme e della generazione, dicendo che sí come quando Adam non avesse peccato, la giustizia sarebbe stata transfusa non per virtú della generazione, ma per sola volontá di Dio, cosí conveniva trovare altro modo di transfondere il peccato. Ed esplicò la sua sentenzia in questa forma: che sí come Dio statuí e fermò patto con Abramo e con tutta la sua posteritá, quando lo constituí padre de’ credenti, cosí quando diede la giustizia originale ad Adam e a tutta l’umanitá, pattuí con lui in nome di tutti un’obbligazione di conservarla per sé e per loro, osservando il precetto; il quale avendo transgredito, la perdette tanto per gli altri quanto per se stesso, ed incorse le pene anco per loro; le quali sí come sono derivate in ciascuno, cosí essa transgressione di Adamo è anco di ciascuno: di lui come di causa, degli altri per virtú del patto; sí che l’azione di Adamo, peccato attuale in lui, imputata agli altri, è il peccato originale, perché peccando lui peccò tutto il genere umano. Si fondò principalmente il Catarino, perché non può esser vero e proprio peccato se non atto volontario, né altro poter esser volontario che la transgressione di Adamo imputata a tutti. E dicendo san Paulo che tutti hanno peccato in Adamo, non si può intendere se non che hanno commesso l’istesso peccato con lui. Allegò per esempio che san Paulo agli ebrei afferma Levi avere pagato la decima a Melchisedech quando la pagò Abramo suo bisavo; colla qual ragione si debbe dire che li posteri violarono il precetto divino quando lo transgredi Adamo, e che fossero peccatori in lui sí come in lui ricevettero la giustizia. E cosí non fa bisogno ricorrere a libidine che infetta la carne, da quale l’anima ricevi infezione, cosa inintelligibile come uno spirito possa recever passione corporale. Che se il peccato è macchia spirituale nell’anima, non poteva esser prima nella carne; e se nella carne è corporale, non può nello spirito far effetto alcuno. Che poi un’anima per