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CAPITOLO V

(giugno-luglio 1546).

[Fallita la conferenza religiosa di Ratisbona, in quella dieta Carlo V tenta invano un accordo coi protestanti, che insistono per un concilio nazionale. — Segreti accordi e preparativi di guerra. — Quinta sessione: decreti sul peccato originale e sull’insegnamento scritturale e la predicazione. — Giungono al concilio gli inviati del re di Francia: discorso del Danès. — Critiche mosse in Germania ai decreti della sessione. — Lega papaie-imperiale contro gli smalcaldici. — Breve di Paolo III agli svizzeri. — I protestanti scoprono il fine religioso della guerra, mascherato dall’imperatore con fini politici.— Il concilio decide di trattare la dottrina della giustificazione e il dovere della residenza episcopale. — Il vescovo di Vaison prospetta la necessitá di ristabilire l’autoritá vescovile abolendo i privilegi monacali. — Articoli luterani sulla giustificazione. — Importanza e difficoltá della materia. — Lunghe e sottili dispute (Soto, Vega, Catarino, francescani, domenicani) sulla fede giustificante, sulle opere precedenti, concorrenti e susseguenti alla grazia, sull’essenza della medesima, sulla «imputazione» della giustizia di Cristo.]

Mentre che queste cose si trattano a Trento, essendo redutta la dieta in Ratisbona, Cesare mostrò gran dispiacere che il colloquio si fosse disciolto senza frutto, e ricercò che ciascun proponesse quello che si potesse fare per quietar la Germania. Li protestanti fecero instanzia che fosse composta la differenzia della religione secondo il recesso di Spira per un concilio nazionale, dicendo che era piú a proposito che l’universale, poiché per la gran differenza nelle opinioni tra la Germania e le altre nazioni era impossibile che in un concilio generale non nascesse contenzione maggiore; e chi volesse constringer la Germania a mutar parere per forza, convenirebbe trucidar infinite migliara d’uomini, che sarebbe con danno di Cesare e allegrezza de’ turchi. Rispondevano