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libro secondo - capitolo v 307


XIII. Il battezzato non può perdere la sua salute per qualsivoglia peccato, salvo che quando non voglia credere; e nessun peccato separa dalla grazia di Dio, se non l’infedeltá.

XIV. La fede e le opere sono tra loro contrarie, e non si possono insegnar le opere senza iattura della fede.

XV. Le opere esterne della seconda tavola sono ipocrisia.

XVI. Li giustificati sono liberi da ogni colpa e pena, e non è necessaria satisfazione in questa vita né dopo la morte; e però non vi è purgatorio, né satisfazione che sia parte di penitenzia.

XVII. Li giustificati, ancorché abbiano la grazia di Dio, non possono adempir la legge né schivar li peccati, né manco li soli mortali.

XVIII. L’obedienzia alla legge nei giustificati è tenue e immonda per se stessa, non grata a Dio, ma accettata per la fede della persona reconciliata, quale crede che le reliquie delli peccati li sono condonate.

XIX. In ogni opera buona il giusto pecca, e nessun’opera fa che non sia peccato veniale.

XX. Tutte le opere degli uomini, eziandio santissimi, sono peccati. Le opere buone del giusto per misericordia di Dio sono veniali, ma secondo il rigor del divino giudicio sono mortali.

XXL Se ben il giusto debbe dubitare che le opere sue siano peccati, debbe insieme esser certo che non sono imputati.

XXII. La grazia e la giustizia altro non sono che la divina volontá; né li giustificati hanno alcuna giustizia inerente in loro, e li peccati non gli sono scancellati, ma solamente remessi e non imputati.

XXIII. La giustizia nostra non è altro che la imputazione della giustizia di Cristo, e li giusti hanno di bisogno di una continua giustificazione e imputazione della giustizia di Cristo.

XXIV. Tutti li giustificati sono ricevuti ad ugual grazia e gloria, e tutti li cristiani nella giustizia sono ugualmente grandi come la Madre di Dio, e ugualmente santi come lei.