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libro secondo - capitolo v 309


Catarino senese, dominicano, che poi fu creato vescovo di Minori; un franciscano spagnolo, Andrea de Vega; un carmelitano, Antonio Marinari. Li eremitani, per esser di quell’ordine donde Martino Lutero uscí, affettavano di mostrarsi piú contrari a lui di tutti gli altri, e principalmente il generale Gerolamo Seripando.

Nell’esaminar gli articoli, li primi de’ teologi, per facilitar l’intelligenza delli tre primi, si diedero a ricercar qual è quella fede che giustifica, e quali opere escluda, distinguendole in tre sorti: precedenti la divina grazia, de quali parlano li sette seguenti sino al dieci; concorrenti nel momento stesso con l’infusione di quella; e susseguenti dopo la grazia ricevuta, de quali sono gli altri undici. Che la fede giustifichi convenne presupporlo per indubitato, come da san Paulo detto e replicato. Per risolvere qual fosse quella fede, e in che modo rendesse l’uomo giusto, furono le openioni nel bel principio differenti: imperocché attribuendo la Scrittura molte virtú alla fede, che alcuni non sapevano applicare ad una sola, ebbero la voce per equivoca e la distinsero in molte significazioni, dicendo che ora è presa per la obbligazione a mantener le promesse, nel qual senso san Paulo dice che l’incredulitá degli ebrei non rese vana la fede di Dio; alle volte per la virtú di far miracoli, come quando disse: «Se averò tanta fede che possi transportar li monti». Ancora è presa per la conscienzia, nel qual senso disse: «L’opera che alla fede non si conforma, è peccato»; altre volte per una fiducia e confidenza in Dio che la Maestá sua mantenirá le promesse. Cosí san Giacomo volle che l’orazione sia fatta in fede senza dubitare. Finalmente per una persuasione e assenso fermo, non però evidente, alle cose da Dio rivelate. Alcuni aggiongevano altre significazioni: chi al numero di nove, chi fino quindici.

Ma fra’ Dominico Soto, opponendosi a tutti, diceva che ciò è un lacerar la fede e dar vittoria a luterani, e che non vi erano se non due significazioni: l’una la veritá e realtá di chi asserisce o promette, l’altra l’assenso in chi l’ascolta; e