Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/317

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libro secondo - capitolo v 311


questo senso non potersi dire che la sola fede giustifica, perché non è sola, poiché è informata dalla caritá. Tra questi il Marinaro non lodava il dire: «la fede è informata dalla caritá», perché da san Paulo non è usato tal modo di dire; ma solo «la fede opera per la caritá».

Altri intendevano che la fede giustificante fosse la fede in genere, senza descender a viva o morta, perché l’una e l’altra giustifica in diversi modi: o compitamente, e questa è la viva; o vero come principio e fondamento, e questa è la fede istorica; e di questa parlare sempre san Paulo, quando gli attribuisce la giustizia, non altrimenti che come si dice che nell’alfabeto è tutta la filosofia, cioè come in una base; che è quasi niente, restando il molto, cioè riporvi sopra la statua. Era sostenuta questa seconda opinione dalli dominicani e franciscani insieme; l’altra era difesa dal Marinaro con altri aderenti. Non però fu toccato il ponto dove versa il cardine della difficoltá, cioè se l’uomo prima è giusto e poi opera le cose giuste, o vero operandole diviene giusto. In un parere erano tutti concordi, cioè il dire: «la fede sola giustifica», essere proposizione di molti sensi tutti assurdi; imperocché Dio anco giustifica, e li sacramenti giustificano, nel genere di causa a sé conveniente; onde la proposizione patisce quella e altre eccezioni. Cosí la preparazione dell’anima a ricever la grazia è essa ancora causa nel suo genere, onde la fede non può escludere quella sorte di opere. Però quanto s’aspetta agli articoli che parlano delle opere precedenti la grazia, che Lutero dannò tutte di peccato, li teologi piú in forma d’invettiva che in altra maniera li censurarono per eretici tutti, dannando parimente di eresia la sentenzia presa in generale, che tutte le opere umane senza la fede sono peccati; avendo per cosa chiara esservi molte azioni umane indifferenti, né buone né cattive, ed essendo anco altre che, quantonque non siano grate a Dio, sono però moralmente buone: e queste sono le opere oneste degl’infedeli e cristiani peccatori, le quali è repugnanza grandissima chiamar insieme oneste e peccati, massime che in questo numero sono incluse le opere eroiche tanto lodate dall’antichitá.