Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/323

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libro secondo - capitolo v 317


significazione, e se ne allegava sino quindici. Ma il Soto escludeva tutti quelli di san Paulo che parlano della nostra giustificazione, ed in quelli diceva non potersi intender se non in significazione effettiva. Di che nacque gran disputa tra lui e il Marinaro, al quale non piaceva che si fondasse in cosa cosí leggiera; ma diceva l’articolo della grazia abituale non poter ricever dubbio, come deciso nel concilio di Vienna e sentenzia comune di tutti i teologi; e questo essere un far sodi fondamenti che non possono esser destrutti; e non voler dir che san Paulo Ai romani, quando dice che Dio giustifica, non intenda in senso declarativo, contra il testo manifesto che mette un processo giudiciale, dicendo che nessun potrá accusare né condannar li eletti da Dio, essendo Dio che li giustifica; dove li verbi giudiciali «accusar» e «condannar» mostrano che il «giustificar» sia voce di fòro parimente.

Ma li franciscani provavano la grazia abituale, perché la caritá essa è un abito. E qui fu disputato acremente tra loro e li dominicani, se l’abito della grazia era l’istesso con quello della caritá, come Scoto vuole, o pur distinto, come piacque a san Tomaso. E non cedendo alcuna delle parti, si passò a cercare se, oltra questa grazia o giustizia inerente, viene anco al giustificato imputata la giustizia di Cristo come se fosse propria sua; e questo per l’opinione di Alberto Pighio, il qual, confessando la inerente, aggionse che in quella non conviene confidarsi, ma nella giustizia di Cristo imputata, come se nostra fosse. Nessun metteva dubbio se Cristo avesse meritato per noi, ma alcuni biasmavano il vocabolo «imputare», e volevano che fosse abolito, non trovandosi usato dai Padri, quali si sono contentati delli nomi «comunicazione, participazione, diffusione, derivazione, applicazione, copulazione, congiunzione». Altri dissero che, constando della cosa, non era da far forza sopra una voce, che ognuno vede significare precisamente l’istesso che le altre; la quale, se ben non da tutti e con frequenza, fu però alle volte usata: si portava l’Epistola centonove di san Bernardo per questo. E il Vega defendeva che veramente, quantonque il vocabolo non si trovi