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332 l'istoria del concilio tridentino


il dire che ognuna vi sia, esperimentando ognuno di non aver tutti li affetti in propria potestá. E l’istesso esser il senso delle scole che dissero: «nelli primi moti non siamo liberi»: la qual libertá avendo li beati, perché essi hanno dominio anco sopra li primi moti, esser cosa certa che qualche libertá è in loro che non in noi. Il Catarino, seguendo l’opinione sua, che senza special aiuto di Dio non poteva l’uomo operar bene morale, diceva che in questo si poteva dire non essere libertá, e però il quarto articolo non era da dannar cosí facilmente. Il Vega, dopo aver parlato con tanta ambiguitá che esso stesso non s’intendeva, concluse che tra la sentenzia de’ teologi e de’ protestanti non vi era più differenza veruna, perché, concludendo al presente questi una libertá alla giustizia filosofica e non alla soprannaturale, e alle opere esterne della legge, non alle interne e spirituali, tanto precisamente è come dir con la Chiesa che non si può esequire le opere spirituali spettanti alla religione senza l’aiuto di Dio. Se ben egli diceva che si debbe metter ogni studio per la concordia, non però era gratamente sentito, parendo in certo modo pregiudicio che alcuna delle differenze si potesse riconciliare; e costumavano di dire che quell’era cosa da colloqui: voce abominata, come che per quella fosse usurpata da laici l’autoritá che è propria delli concili.

Nacque tra loro una gran disputa: se il credere e non credere sia in potestá umana. Li franciscani lo negavano, seguendo Scoto, qual vuole che sí come dalle demostrazioni per necessitá nasce la scienzia, cosí dalle persuasioni nasca per necessitá la fede; e che essa è nell’intelletto, il qual è agente naturale e mosso naturalmente dall’oggetto. Allegavano l’isperienza che nessun può credere quello che vuole, ma quello che li par vero: soggiongevano che nessun mai sentirebbe il dispiacere, se potesse credere di non averlo. Li dominicani dicevano che niente è piú in potestá della volontá che il credere; e per la sola determinazione e risoluzione della volontá l’uomo può credere che il numero delle stelle sia pari, se cosí vorrá.