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libro secondo - capitolo vi 333


Sopra il terzo articolo, se per il peccato il libero arbitrio si perdette, essendo addotte molte e molte autoritá di sant’Agostino che espressamente lo dicono, né potendosi in altra maniera sfuggire, il Soto inventò il modo, con dire che la vera libertá è equivoca, potendo derivare o vero dal nome «libero» o vero dal verbo «liberare»; che nel primo senso si oppone alla necessitá, e nel secondo si oppone alla servitú; e che quando disse sant’Agostino che il libero arbitrio è perduto, non altro volse inferire se non che è fatto servo del peccato e del diavolo: differenza che non fu penetrata, perché anzi perciò il servo non è libero, perché non può fare la volontá sua, ma è costretto seguir quella del patrone; e secondo quel suo parere non si poteva biasmar Lutero d’aver intitolato un libro: De servo arbitrio.

Il quarto articolo a molti parve sciocco, quali dicevano che libertá s’intende una potestá ad ambidua li contrari, però non si poteva dire che vi sia libertá al male, se non è anco al bene. Ma questi furono fatti riconoscere, con avvertirli che li santi in cielo e li angeli beati sono liberi alla parte solo del bene; però non era inconveniente che altri potessero esser liberi alla sola parte del far male.

NeH’esaminar il quinto e sesto articoli del consenso che il libero arbitrio presta all’inspirazione divina, o vero grazia preveniente, non solo li francescani e dominicani furono di opinione diversa, contendendo quelli che, potendo la volontá da se medesma prepararsi, tanto piú è in sua libertá accettar o rifiutar la divina prevenzione, quando Dio li porge aiuto inanzi che usi le forze della natura; e negando li dominicani che le opere precedenti la vocazione siano veramente preparatorie, e dando perciò sempre il primo luoco a Dio.

Fu nondimeno tra essi dominicani contrasto, defendendo il Soto che, se ben l’uomo non può acquistar la grazia senza l’aiuto speciale di Dio preveniente, nondimeno in certo modo la volontá sempre può contrastarvi e ricusarlo; e quando lo riceve, è perché presta il suo assenso e cosí vuole; se non ci volesse il nostro assenso, non vi sarebbe causa perché tutti