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334 | l'istoria del concilio tridentino |
non fossero convertiti: poiché, secondo l’Apocalipsi, Dio sta
sempre alla porta e batte; ed è detto de’ Padri, fatto anco volgare, che Dio dá la grazia ad ognuno che la vuole: e perché
la Scrittura divina sempre ricerca da noi questo consenso. Che
il dir altrementi è levar la libertá della volontá e dire che Dio
usi violenza. In contrario dicendo fra’ Aloisio di Catanea che
due sorti di grazia preveniente, secondo la dottrina di san Tomaso, Dio operava nell’animo: una sufficiente, l’altra efficace;
alla prima può la volontá e consentire e repugnare, ma alla
seconda non giá, ché la contradizione non comporta che alla
efficacia sia repugnato (allegava per prova luochi di san Giovanni e di san Paulo, ed esposizioni di sant’Agostino molto
chiare); rispondeva che appunto di qua nasce che tutti non
sono convertiti, perché tutti non sono efficacemente prevenuti;
che il timor di offender il libero arbitrio è stato da san Tomaso
levato, il qual disse che sono le cose mosse violentemente,
quando da causa contraria; ma da causa sua nessuna è mossa
per violenza; ed essendo Dio causa della volontá, tanto è che
sia mossa da Dio, quanto da se stessa. E condannava, anzi
rideva del modo di parlar de’ luterani, che la volontá segue
come un inanimato o irrazionale; perché essendo razionale di
natura, mossa dalla sua causa che è Dio, è mossa come razionale, e come razionale segue. E similmente che Dio converte,
se ben non vogliono o recalcitrano; perché è contradizione
che un effetto recalcitri alla sua causa; poter avvenir bene
che Dio efficacemente converta uno che altre volte prima alla
prevenzione sufficente abbia recalcitrato, ma non che recalcitri
allora, essendo consequente alla efficacia della mozione divina
una suavitá nella volontá mossa.
Diceva Soto, ogni divina inspirazione per sé sola non esser piú che sufficiente; e quella, a cui il libero arbitrio ha consentito, da quel consenso acquistar l’efficacia; non prestando consenso, restar inefficace, non per difetto suo, ma per difetto dell’uomo. La qual opinione egli difese con gran timiditá, perché l’altro gli opponeva che la distinzione dalli eletti alli reprobi venirebbe dal canto dell’uomo, contra il perpetuo