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libro secondo - capitolo vi 335


senso cattolico; che per la grazia sono distinti li vasi della misericordia da quelli dell’ira; che l’elezione divina sarebbe per le opere prevedute e non per il divino beneplacito; che la dottrina dei Padri e delli concili africani e francesi contra pelagiani sempre ha predicato che Dio ci fa volere, il che tanto vuol dire quanto Dio ci fa consentire: per il che, mettendo in noi consenso, convien attribuirlo all’efficacia divina; che non sarebbe piú obbligato a Dio quello che si salva, che quello che resta dannato, se da Dio fossero stati ugualmente trattati. Ma con tutte queste ragioni la contraria opinione ebbe però l’applauso universale, se ben molti confessavano che le ragioni del Cataneo non gli parevano risolute; e dispiaceva loro che il Soto non parlasse liberamente, né dicesse che la volontá consenta in certo modo, e che può in certo modo repugnar: quasi che tra l’affirmazione e negazione vi sia un certo modo intermedio. Li turbava anco il parlar franco del Cataneo e d’altri dominicani, che non sapevano distinguer quella opinione, che attribuisce quella giustificazione al consenso, dalla pelagiana; e che s’avvertisse di non saltar oltra il segno per troppa volontá di condannar Lutero; sopra tutto essendo stimato quell’argomento: che la divina elezione o predestinazione sarebbe per opere prevedute, che nessun teologo admetteva. La qual anco tirò a parlar della predestinazione.

Laonde fu deliberato per la connessione cavar anco li articoli della dottrina de’ protestanti in questa materia. Nelle opere di Lutero, nella confessione augustana e nelle apologie e colloqui non fu trovata cosa da censurare, ma ben molte nelli scritti de’ zuingliani, da’ quali furono tratti li seguenti articoli:

I. Della predestinazione e reprobazione non vi è alcuna causa dal canto dell’uomo, ma la sola divina volontá.

IL Li predestinati non possono dannarsi, né li reprobati salvarsi.

III. Li soli eletti e predestinati veramente si giustificano.

IV. Li giustificati sono tenuti per fede a credere di esser nel numero de’ predestinati.