Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/367

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libro secondo - capitolo vii 361


XXXI. Che il giusto pecca, se opera bene risguardando la mercede eterna.

XXXII. Che le opere buone del giusto sono doni di Dio solamente, e non insieme meriti del giustificato.

XXXIII. Che per questa dottrina sia derogato alla gloria di Dio e meriti di Cristo, e non piú tosto illustrato la gloria loro.

Dappoi ch’ebbi tessuta questa abbreviata narrazione del decreto, mi cadé in pensiero che fosse cosa superflua, poiché tutti li decreti di questo concilio sono in un volume stampati e nelle mani di tutti, e che potessi anco nella composizione delle azioni seguenti rimettermi a quel libro; e fui per cancellare questo foglio. Poi considerai che ad alcuno forse piú piacerá in un solo libro leggere tutto continuato, e chi averá piú caro vedere l’origine, potrá tralasciare questa mia abbreviazione: ho deliberato non mutare, e anco nelle materie seguenti seguire lo stile istesso. E tanto piú considerando il dispiacere che sento, quando veggo in Senofonte o Tacito tralasciata la narrazione d’alcuna cosa alli loro tempi notissima, che, non avendo modo di risaper al presente, mi resta incognita; e mi persuade a tenir una massima: che mai un libro doverebbe riferirsi ad un altro. Però vengo alla somma del decreto della riforma, il qual in sostanza conteneva:

I. Che volendo la sinodo emendare li depravati costumi del clero e populo, stimava dover incominciare dalli prefetti delle chiese maggiori: però, confidando in Dio e nel suo vicario in terra che quel carico sará dato a persone degne ed esercitate dalla puerizia nella disciplina ecclesiastica, li ammoní a far il loro officio, qual non si può esequire se non soprastando alla custodia di esso. Nondimeno molti, lasciata la mandra e la cura delle agnelle, vagano per le corti ed attendono a negozi secolari. Per tanto la sinodo rinnova tutti li antichi canoni contra li non residenti; e oltra ciò statuisce che qualonque prefetto a chiesa cattedrale, con qualonque titolo si voglia e di qualonque preeminenza egli sia, che senza giusta e ragionevole causa stará fuori della sua diocesi sei