Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/381

Da Wikisource.

libro secondo - capitolo viii 375


IV. Che il ministro della confermazione non è il solo vescovo, ma qualonque sacerdote.

Nelle congregazioni tutti li teologi convennero in asserire il settenario numero e dannar per eresia la contraria sentenzia, atteso il consenso universale delle scole, incominciando dal Maestro delle sentenzie, che primo ne parlò determinatamente, sino a questo tempo. A questo aggiongevano il decreto del concilio fiorentino per gli armeni, che determina quel numero; e per maggior confermazione era aggiorno l’uso della chiesa romana, del quale concludevano che conveniva tenerlo per tradizione apostolica e articolo di fede. Ma per la seconda parte dell’articolo non concordavano tutti, dicendo alcuni che era assai seguir il concilio fiorentino, qual non passò piú inanzi; poiché il decidere li sacramenti propri non esser né piú né meno presuppone una decisione: qual sia la vera e propria essenza e difinizione del sacramento, cosa piena di difficoltá, per le molte e varie difinizioni portate non solo dalli scolastici, ma anco dalli Padri, delle quali attendendo una, converrá dire che sia proprio sacramento quello che, considerando l’altra, doverá esser escluso dal numero. Esser anco questione tra li scolastici se il sacramento si possi difinire, se abbia unitá, se sia cosa reale o vero intenzionale; e non esser cosa ragionevole in tanta ambiguitá delli principi fermar con tanto legame le conclusioni. Fu raccordato che san Bernando e san Cipriano ebbero per sacramento il lavar dei piedi; e che sant’Agostino fa ogni cosa sacramento, cosí chiamando tutti li riti con che si onora Dio; e altrove, intendendo la voce piú ristrettamente che la proprietá non comporta, fece sacramenti soli quelli di che espressamente vien parlato nella Scrittura del novo Testamento, e in questo significato pose solamente il battesmo e l’eucaristia, se ben in un luoco dubitò se alcun altro ve n’era.

Per l’altra parte si diceva; esser necessario stabilire per articolo che li sacramenti propri non sono né piú né meno, per reprimere l’audacia cosí delli luterani che li fanno ora due, ora tre, ora quattro, come anco di quelli che eccedono