Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/401

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libro secondo - capitolo viii 395


Per l’altra parte era detto che un canone del concilio cartaginese quarto concede che sia ricevuto quello che è offerto da chi fa battezzar i suoi figli; che li teologi, dopo aver determinato che per li sacramenti niente di temporale può esser ricevuto, insieme consentono che si possi ricever per la fatica nell’amministrarli; e molto piú quando non è dato o ricevuto per rispetto del sacramento, ma per ragion di limosina; che questo sarebbe un levar a’ laici le occasioni di esercitar le opere di pietá; che levando le offerte volontarie, li poveri curati non averanno di che sostentarsi. Allegavano l’autoritá di san Paulo, che non sia lecito metter la musarola all’animal che batte il grano nell’ara, e chi serve all’altare, dell’altare debbe vivere. Non doversi mai confessare che vi sia alcuna consuetudine introdotta di dare o ricevere alcuna cosa per il ministerio de’ sacramenti, perché essendo quella generale per tutto, sarebbe un dire che nella Chiesa universale sia stato tollerato, anzi approbato un abuso pernicioso; e però non fa bisogno parlar di levar una consuetudine la qual non è introdotta: e pensando di voler porger rimedio a quello che non è male, ma è stimato tale per la fiacchezza della conscienza d’alcuni, far una piaga mortale nella Chiesa. Per ragione principalissima dicevano che Innocenzio III, nel concilio generale, capitolo Ad apostolicam, de simonia, non solamente dechiara per lodevole la consuetudine in questa materia di oblazione nel ministerio dei sacramenti e ordina che sia osservata, ma ancora che il vescovo debbia punir chi tenta di mutarla. Per il che il determinar adesso il contrario sarebbe con immenso scandolo condannar un pontefice e un concilio generale, come approbatori e difensori d’un error pernicioso.

Era replicato dall’altra parte che lo statuto del concilio cartaginese condanna severamente l’esazione, tollerando l’offerta spontanea; ma è però emendato dal concilio eliberitano, il quale proibisce l’uso introdotto che il battezzato metteva qualche danaro nel vase. Che la invenzione de’ teologi distinguendo il ministerio del sacramento dalla fatica nel ministrarlo, e la distinzione di ricever per rispetto del sacramento o d’altro,