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408 | l'istoria del concilio tridentino |
sempre piú; sí che viddero li legati non esser occasione di
valersi della bolla mandata, e rescrissero non potersi sperare
che fosse rimessa tutta la riforma a Sua Santitá, ma ben avevano per fattibile dividerla, sí che il pontefice facesse quella
parte che è piú propria a lui, come sarebbe la moderazione
delle dispense e delli privilegi, aggiongendovi la reformazione
delli cardinali; il che quando Sua Santitá si risolvesse di fare,
sarebbe ben valersi della prevenzione, pubblicando in Roma
una bolla sotto nome di reformazione della corte. Perché
nessuno potrebbe dire che il papa non potesse reformare da
sé la corte sua e quello che tocca a lui; la qual bolla non
sarebbe necessario pubblicar in concilio; e alla sinodo si potrebbe, avendo da trattar il rimanente che alla corte non
tocca, dare ogni sodisfazione; avvertendo però la Santitá sua
che il concilio non si quieterá mai per sola provvisione all’avvenire, ma ricercherá sempre che si provveda alle concessioni
scandalose anco presenti.
Finita quella congregazione, li prelati spagnoli con altri che li seguivano, capo di tutti fattosi il Cardinal Paceco, ridotti al numero di venti e ragionato insieme, conclusero che nella maniera introdotta nelle congregazioni non si poteva venir mai a risoluzione che valesse, perché quel di buono che era detto, era dissimulato da chi reggeva le azioni, o vero con le contenzioni oscurato: però esser necessario mutar modo, e dar in scritto le dimande, che cosí si venirá a conclusione. E fecero una censura sopra i capi proposti, e la posero in scritto, presentandola alli legati nella congregazione che si tenne il 3 febbraro.
La censura conteneva undeci articoli.
I. Che tra le qualitá de’ vescovi e parrochi siano poste tutte le condizioni statuite nel concilio lateranense ultimo, parendo che nel modo tenuto si apra troppo la strada alle dispensazioni, le quali al tempo d’oggi, per le eresie che causano e per li scandali che danno al mondo, è necessario levar a fatto, facendo una piú stretta reformazione.
II. Che si specifichi apertamente che i cardinali siano