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430 l'istoria del concilio tridentino


a parlar del loco dove andare. Dentro in Germania tutti abborrivano; nello stato d’alcun principe non si poteva, non avendo prima trattato. Restava il solo stato della Chiesa. Proposero li legati Bologna, che piacque a tutti quelli che sentivano la translazione. Fu in quella congregazione anco contradetto dagl’imperiali, e da alcuni passato a quasi proteste; ma la maggior parte acconsentí. Dubitarono bene alcuni che il papa dovesse sentir la translazione in male, facendosi senza sua saputa; ma diceva il Monte li casi repentini e li pericoli della vita esser esenti da questi rispetti, e che pigliava la carica sopra di sé che il pontefice sentirebbe tutto in bene. Si ebbe anco considerazione all’imperatore e altri principi, e concluso che, facendo menzione di loro nel decreto, si sarebbe sodisfatto alla debita riverenza; e per dar anco qualche sodisfazione a chi non sentiva la translazione, far qualche menzione di tornare. Fu formato il decreto, concepito in forma di partito deliberativo. «Vi piace di dechiarare che consti di questo morbo, per le predette e altre allegate cose, cosí notoriamente, che li prelati senza pericolo della vita non possino fermarsi in questa cittá, né possino esser tenuti contra loro volere? E attesa la partita di molti e protestazioni d’altri, per la partita de’ quali si dissolverebbe il concilio, e altre cause allegate dalli padri, notoriamente vere e legittime, vi piace a dechiarar che per la sicurezza della vita dei prelati e per proseguir il concilio, quello si debbi transferire in Bologna, e si transferisca di presente; e doversi celebrar lá la sessione intimata a’ 21 aprile, e procedere inanzi, sin che parerá al papa e ad esso concilio di ridurlo in questo o in altro luoco, col conseglio di Cesare, del Cristianissimo e delli altri re e principi cristiani?»

Il dí seguente fu fatta sessione. E letto il decreto, trentacinque vescovi e tre generali assentirono; e il cardinale Paceco con altri diciassette vescovi diedero il voto in contrario. Nel numero delli consenzienti non fu alcuno delli sudditi imperiali, se non Michiel Saraceno napolitano, arcivescovo di Matera. Ma nel numero delli diciotto dissenzienti vi