Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/437

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libro secondo - capitolo x 431


fu Claudio della Guische vescovo di Mirepois, e il Martelli vescovo di Fiesole, e Marco Viguerio vescovo di Sinigaglia; del quale vi è memoria che, rinfacciandogli il cardinale del Monte d’ingratitudine, ché, tirato il zio da infimo stato all’altezza del cardinalato (da che era venuta la grandezza di casa sua e il vescovato in lui) rendesse tal merito alla sede apostolica, rispose in latino con le parole di san Paolo: «Non si debbe burlar con Dio». Partirono li legati con la croce levata e accompagnati dalli vescovi del loro partito con cerimonie e preghiere.

Gli imperiali ebbero comandamento dall’ambasciatore dell’imperatore di non partire finché Sua Maestá, ragguagliata, non dasse ordine. In Roma la corte sentí in bene di esser liberata dalle suspicioni; perché ormai vi era gran confusione o nondinazione de’ possessori di pluralitá de benefici, che trattavano scaricarsi, in modo però che non scemasse punto l’utile. Il pontefice diceva che, avendo dato alli legati suoi l’autoritá di trasferir il concilio e promesso d’aver rato quello che da loro fosse deliberato, e di farlo esequire, e avendo essi giudicata la causa dell’infezione d’aria legittima, e tanto piú essendoci concorso l’assenso della maggior parte de’ prelati, non poteva se non approbarla.

Non era però alcun tanto semplice che non credesse il tutto esser fatto per comandamento, essendo certo che nessuna cosa, per minima, si trattava in concilio, senza aver ordine prima da Roma; al qual effetto ogni settimana correndo lettere, e alcune volte due dispacci spedendosi, non si poteva credere che una cosa d’importanza tanto somma fosse stata deliberata di capo delli legati: oltre che il solo introdur tanto numero di persone in una cittá gelosa, come Bologna, senza saputa del principe dominante, pareva cosa che mai li legati averebbono tentato. Credevano anco molti che la bolla non fosse col vero dato, ma fatta di novo sotto dato vecchio, e col nome del cardinale Polo, per dar maggior credito; altramente pareva quella clausola, nella quale è data autoritá della translazione a due di loro assente l’altro, una specie di profezia che Polo