Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/129

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libro quarto - capitolo iii 123


ma la significante e continente; e però meglio nel canone sesto essere stato corretto con dire che si debba adorar il figliuolo di Dio nel sacramento. Fu anco notata quella parola nell’anatematismo terzo: che tutto Cristo sia in ciascuna delle parti dopo fatta la separazione, poiché di lá par necessario inferire che non sia tutto in ciascuna delle parti, eziandio inanzi la divisione.

Della riforma si dolevano li preti che l’autoritá dei vescovi fosse aggrandita troppo, e il clero redutto in servitú. Ma li protestanti, veduto quel capo dove si dice che richiedevano d’esser uditi in quattro articoli soli, restarono tutti pieni di maraveglia da chi poteva esser stata fatta una tal instanzia per loro nome; poiché essi avevano tante e tante volte nelle pubbliche diete e in altre scritture pubbliche detto e replicato che volevano la discussione di tutte le materie controverse, né volevano ricever alcuna cosa delle giá determinate in Trento, ma che il tutto fosse reesaminato. La forma del salvocondotto ancora fu da loro giudicata molto capziosa, mentre che cosí nel decreto del concederlo, come nel medesmo tenore d’esso vi era la clausola reservativa, «quanto s’aspetta ad essa sinodo»; perché non esservi alcuno che dimandi all’altro se non quello che a lui s’aspetta concedere; ma questa affettata diligenzia di esprimerlo e replicarlo esser indicio che giá si fosse escogitato un modo come contravvenire e scusarsi sopra altri. E non dubitavano che la mente della sinodo avesse mira a lasciar aperta una porta al papa di poter con onor e suo e del concilio operar quel che fosse stato di servizio d’ambidua. Oltraché quel trattar di deputar giudici per cose ereticali commesse, o vero che si commettessero, pareva loro una sorta di rete per prender dentro alcun incauto. Sino i pedanti se ne ridevano che il verbo principa le fosse piú di centocinquanta parole lontano dal principio. Passò tra protestanti un consenso e voce comune di non contentarsene né fidarsi in quello, ma chiedere un altro che fosse nel tenor a punto di quello che diede il concilio basiliense alli boemi; qual se fosse concesso, ottenevano un gran ponto, cioè che