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122 l'istoria del concilio di trento


santa opera, dove averanno ogni libertá; e se con pazienza e attenzione fu udito il suo noncio, con tutto che persona privata e che portava cose dispiacevoli, quanto maggiormente persone di tanta dignitá saranno ben vedute? Soggiongendo però che anco senza quelli il concilio averá la sua dignitá e autoritá, essendo legittimamente convocato e per giuste cause restituito. E quanto a quello che Sua Maestá protestò, di usare li rimedi costumati da’ suoi maggiori, aver la sinodo buona speranza che non fosse per rimetter in piedi le cose giá abrogate con grande benefício di quella corona; ma riguardando alli suoi maggiori, al nome di re cristianissimo e al padre Francesco che onorò quella sinodo, seguitando quell’esempio non vorrá esser ingrato a Dio e alla madre Chiesa, ma piú tosto per le cause pubbliche condonerá le offese private.

Furono immediate stampati li decreti della sessione; quali visti in Germania e altrove con curiositá, per quello che aspetta all’eucaristia diede da parlar assai in piú cose. Prima perché, trattando del modo dell’esistenzia, dice che a pena si può esprimere con parole, e nondimeno dopo si afferma che la conversione è chiamata propriamente transubstanziazione; e in un altro luoco, che è termine convenientissimo: il che essendo, non bisogna far dubbio di poter esprimerlo propriamente. Si diceva di piú che, avendo dechiarato che Cristo dopo la benedizione del pane e vino disse quello che dava esser il suo corpo e il suo sangue, veniva a determinare contra tutti li teologi e contra l’opinione della chiesa romana che le parole della consecrazione non fossero quelle, cioè «questo è il mio corpo»; poiché afferma essere dopo la consecrazione dette. Ma il provare che il corpo del Signore sia nell’eucaristia inanzi l’uso, perché Cristo la disse suo corpo nel porgerla e prima che dai discepoli fosse ricevuta, mostrava di presupporre che il porgere non pertenesse all’uso: cosa che appariva in contrario. Era anco notato come parlare molto improprio l’usato nel quinto capo della dottrina, dicendo che a quel sacramento era debito il culto divino; poiché è certo per sacramento non intendersi la cosa significata o contenuta,