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CAPITOLO VI

(febbraio-agosto 1552).

[Propositi del legato e dei nunzi di ultimare rapidamente il concilio. — Timoroso dell'appoggio dato ai protestanti in concilio da Carlo V, il papa inizia trattative col re di Francia. — I protestanti insodisfatti del nuovo salvocondotto. — Il concilio continua i lavori: trattazione del matrimonio. — Lagnanze dei protestanti all'imperatore, che ottiene si soprassieda da ogni azione conciliare. — Disapprovazione del papa, crucciato con Carlo V e Ferdinando anche per l’assassinio in Transilvania del cardinale Martinusio. — Sdegno dei protestanti per un sermone del Pelargo. — L’elettore di Treviri lascia Trento, in breve seguito da quelli di Colonia e Magonza e da parecchi prelati e inviati, intimoriti da voci d’un accordo fra i protestanti ed Enrico II contro Carlo V. — Giungono a Trento teologi tedeschi e l’inviato del re di Portogallo. — Vane insistenze dei protestanti perchè si proceda nei lavori. — Ribellione di Maurizio di Sassonia all’imperatore. — Breve papale trasmesso al legato per la sospensione del concilio. — Sessione decimasesta: viene proposta una sospensione per due anni.— Inutile opposizione degli spagnoli. — Critiche al decreto di sospensione. — Vicende della guerra favorevoli ai protestanti: liberazione dell’elettore di Sassonia e del langravio d’Assia. — Pace di Passavia.]

È cosa certa che li presidenti, dubbiosi dove le cose potessero capitare, volevano esser preparati, se il vento se gli mostrava prospero, di decidere tutt’in una sessione la materia dei sacramenti: e pertanto, avendo giá in pronto le cose spettanti alla comunione, alla messa e al sacramento dell’ordine, volevano aver digeste e ordinate quelle del matrimonio, per metterle in un fascio; e in un’altra sessione trattare succintamente del purgatorio, indulgenze, immagini, reliquie e altre tal cose minute (che cosí le chiamavano), e metter fine al concilio: e se alcuna cosa si fosse opposta a questo disegno, poter mostrare che da loro non era mancato.