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libro quarto - capitolo vi | 173 |
a quello che si pensava, avendo il Martinuccio, che era uomo
liberale, sempre speso in pubblico servizio tutto quanto aveva,
e quello che s’era ritrovato essendo stato diviso fra li soldati.
Il papa dechiarò Ferdinando, e tutti gli altri che non erano
stati presenti alla morte, assoluti, con aggionta se le cose dedotte in processo erano vere. Di che dolendosi li ministri cesarei, come che fosse metter in dubbio la bontá di Ferdinando,
il papa fece la sentenzia assoluta; e quei soli che furono autori
della morte andarono a Roma per l’assoluzione, se ben con
tal modo, come se fossero stati autori di opera lodevole; con
tutto che cosí in Ongaria come in Roma si tenesse per
certo che fosse assassinamento proceduto da mandato di chi
ne aveva interesse, secondo il celebre detto che d’ogni conseglio occulto quello è autore che ne riceve giovamento. Ma
questo eccesso non fu di beneficio alle cose di Ferdinando;
anzi che per questa e per altre cause poco dopo egli fu totalmente di Transilvania escluso. Ma poiché non pertiene al proposito mio parlar di questo, ritorno alle cose che passavano
in Trento.
Il giorno 7 di febbraro, in domenica precedente la settuagesima, leggendosi l’Evangelio della zizzania, fece il sermone Ambrosio Cigogna (che cosí è interpretato il suo cognome tedesco Pelargo), dominicano, teologo dell’arcivescovo di Treveri; il quale applicando il nome di zizzania alli eretici, disse che conveniva tollerarli, quando non si poteva senza pericolo di maggior male estirparli. Questo fu riferito alli protestanti, come se avesse detto che si poteva mancarli della fede data, e però nacque gran tumulto. Egli si defendeva dicendo che aveva parlato de eretici in genere, e non detto cosa di piú di quello che l’Evangelio medesimo propone: ma quando avesse anco detto che bisognasse estirparli con fuoco, ferro, laccio e in qualunque altro modo, averebbe fatto quello che comandò il concilio nella sessione seconda; aver parlato modestissimamente, né potersi far sermone sopra quell’Evangelio senza dir quel tanto che da lui fu detto. Il romore per opera del Cardinal di Trento e delli ambasciatori cesarei fu quietato,