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libro quinto - capitolo i 191


rente assenso, se ben nel secreto la maggior parte aborriva la qualitá di ministro pontificio, e sentiva dispiacere di ritornar sotto il giogo. Ma s’avevano lasciato condur troppo oltre, che potessero pensar a ritornar indietro.

Il giorno seguente in parlamento fu deliberata la reunione con la chiesa romana: il modo fu cosí ordinato con decreto pubblico, che si formasse una supplica per nome del parlamento, nella quale si dechiarasse di esser grandemente pentiti di aver negato l’obedienza alla sede apostolica e d’avere consentito ai decreti fatti contra di quella, promettendo per l’avvenire di operare che tutte quelle leggi e decreti fossero aboliti, e supplicando il re e la regina che intercedessero per loro, acciò fossero assoluti dalli delitti e censure e restituiti al grembo della Chiesa come figli penitenti, a servir Dio nella obedienzia del pontefice e sede romana. L’ultimo novembre, giorno di sant’Andrea, ridotte ambedue le Maestá, il cardinale e tutto il parlamento, il cancellier interrogò l’universitá di detto parlamento se li piaceva che si domandasse perdono al legato e si ritornasse all’unitá della Chiesa e all’obedienza del pontefice, supremo capo di quella: gridando alcuni sí e altri tacendo, per nome del parlamento fu presentata alli re la supplica. La qual pubblicamente letta, li re si levorono per pregarne il legato; ed egli andato loro incontra, si mostrò pronto a compiacerli; e fatta legger l’autoritá datagli dal papa, discorse quanto a Dio fosse grata la penitenzia, e l’allegrezza che li angeli allora avevano della conversione del regno; ed essendo tutti ingenocchiati, implorata la misericordia divina, li assolvè; e questo fatto, con tutta la moltitudine andò in chiesa a rendere grazie a Dio.

Il dí seguente fu destinata la legazione al pontefice per renderli grazie e prestarli obedienzia; alla quale furono nominati Antonio Brovano visconte di Montacuto e Toma Turlbeio vescovo d’Ely e Odoardo Carno, che era altre volte stato in Roma ambasciatore per Enrico VIII, dando anco ordine a quest’ultimo che si fermasse a Roma come in legazione ordinaria. Andò l’avviso di ciò a Roma in diligenza, per il quale