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libro terzo - capitolo i 15


fazioni, le quali hanno condotto li pontefici in gran calamitá. Passò agli esempi di molti papi tribulati, e da’ re di Francia difesi e sollevati, concludendo che il presente re non vorrá esser inferiore de’ suoi progenitori nel conservar la dignitá della sede apostolica.

Fu opinione di molti che il pontefice fosse autore al Ghisa di parlare in quel tenore, per dar animo a’ cardinali suoi dependenti e per mortificar li spiriti elevati degl’imperiali, e far vedere che non potevano pensar a sforzarlo. E per esequire quanto a don Diego aveva detto, scrisse a Bologna al Cardinal del Monte la proposizione fattali e la deliberazione sua, ordinandoli che quanto prima, invocato lo Spirito Santo, esponesse il tutto alli padri, e inteso il loro parere, rescrivesse qual fosse la mente del concilio. Il legato, congregati li padri, espose le commissioni, e fu il primo a dire il voto suo, il quale fu dagli altri seguito; perché lo Spirito, solito a movere li legati conforme alla mente del papa, e li vescovi a quella delli legati, operò come altre volte fatto aveva. Per il che, raccolti li voti, il cardinale col parere e per nome comune rispose che avendo la sinodo, quando si fece il legittimo decreto di transferirla da Trento a Bologna, ammonito tutti di mettersi in viaggio, e dopo gionti in Bologna, intendendo che alquanti erano restati in Trento, di novo amorevolmente esortati a partirsi di lá e unirsi al corpo del concilio, del che non essendo da alcuni di essi tenuto conto, rimanendo ancora in quella cittá con sprezzo della sinodo e scandolo di molti, quasi come pretendessero essi di esser il concilio legittimo, o di non esser tenuti di ubidir a questo: li padri non sapevano vedere come, salva la dignitá e reputazione della sinodo, si potesse trattar del ritorno a Trento, se li rimasti in quella cittá non andavano prima a Bologna a congiongersi con li altri e riconoscere la potestá del concilio. Il che quando fosse fatto a contemplazione della Germania, s’averebbe potuto trattare di ritornar in Trento, se però quella nazione avesse data una idonea sicurtá di sottomettersi alli

decreti cosí da farsi come anco giá fatti; aggiongendo esser