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Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/217

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libro quinto - capitolo ii 211


sede, che è maestra di tutti, di andar mendicando il parer d’altri. Diceva ancora che per se medesmo non aveva bisogno d’instruzione di nessuno, perché sapeva quello che Cristo comandava; ma aveva eretto la congregazione, acciò in una cosa dove tutti erano interessati non si dicesse che volesse far di suo capo. Aggiongeva che quando avesse nettato sé e la sua corte, che non li potesse esser detto: «Medico, guarisci te stesso», mostrerá alli principi che nelle loro corti è maggior simonia; e vorrá levarla, essendo cosí superior alli principi come alli prelati.

Nella prima congregazione della prima classe, la qual fu tenuta a’ 26 marzo inanzi il cardinale Bellay decano del collegio, parlarono dodici, e furono tre opinioni. Una del vescovo di Feltre, il qual difese che per l’uso della potestá spirituale non era inconveniente il pigliar danari, quando non sia per prezzo, ma per altro rispetto. L’altra del vescovo di Sessa: che ciò non fosse lecito in nissun modo e con nissuna condizione, e che assolutamente fosse simonia detestabile cosí il dar come il ricever, non potendo scusar pretesto di qualsivoglia sorta. La terza del vescovo di Sinigaglia, media tra queste due: che fosse lecito, ma in certo tempo solamente e con certe condizioni. Finiti li voti di quella classe nelli giorni seguenti, e portati al pontefice, fatte le feste di Pasca, egli, vedendo la diversitá delle opinioni, fu quasi in resoluzione di pubblicar una bolla secondo il suo senso, che non fosse lecito ricever premio o presente o elemosina, non solo dimandata, ma né meno spontaneamente offerta per qualsivoglia grazia spirituale: e quanto alle dispensazioni matrimoniali, che non voleva piú concederne; e ancora era d’animo di rimediare, quanto si poteva senza scandalo, alle concesse per il passato. Ma tante furono le dilazioni e gl’impedimenti interposti da diversi, che non seppe venir a resoluzione.

Li proponevano alcuni che era necessario trattar una tal cosa in concilio generale; il che sentendo egli, con eccessiva scandescenzia diceva non aver bisogno di concilio, essendo sopra tutti. Ma al Cardinal Bellay, qual soggionse non esser