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212 l'istoria del concilio di trento


necessario concilio per aggionger autoritá al pontefice, ma ricercarsi per trovar modo di esecuzione, la quale non può esser uniforme in tutti li luochi, concluse che, se bisognerá fará concilio in Roma, e che non è necessario andar altrove; e che pertanto egli mai aveva voluto dar il suo voto che il concilio si facesse in Trento, come era notorio, chè era un farlo in mezzo i luterani; perché il concilio si ha da far dalli vescovi solamente; che si possono ben ammetter per conseglio altre persone, ma cattoliche solamente, altrimente bisognerebbe ammetter anco il turco; e che era stata una gran vanitá mandar nelle montagne sessanta vescovi delli manco abili e quaranta dottori delli meno sufficienti, come giá due volte s’era fatto, e creder che da quelli potesse esser regolato il mondo meglio che dal vicario di Cristo col collegio di tutti li cardinali, che sono le colonne di tutta la cristianitá, scelti per li piú eccellenti di tutte le nazioni cristiane, e col conseglio delli prelati e dottori che sono in Roma, li piú letterati del mondo, e numero molto maggiore di quello che con ogni diligenza si può ridurre a Trento.

Ma quando andò nova a Roma della concessione del calice dal duca di Baviera fatta alli suoi sudditi, entrò in grandissima escandescenza contra di lui; pur mise questa appresso le altre cose a quali disegnava provveder tutt’insieme, pieno di speranza che ogni cosa li dovesse esser facile, reformata la corte, e non turbandosi, quantonque vedesse il numero crescere. Imperocché pochi giorni dopo l’ambasciator di Polonia, andato espresso per congratularsi con Sua Santitá per la sua assonzione al pontificato, li fece per nome del re e del regno cinque dimande: di celebrar la messa nella lingua polacca, di usar la comunione sub utraque specie, il matrimonio de’ preti, che il pagamento delle annate fosse levato, e che potessero far un concilio nazionale per riformar li propri abusi del regno e concordar la varietá delle opinioni. Le qual dimande ascoltò con indicibile impazienza, e si pose a detestarle acerrimamente ad una per una con eccessiva veemenzia. E per conclusione disse che un concilio generale in Roma farebbe