Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/221

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libro quinto - capitolo ii 215


effettuata, perché nessuno aveva in quell’impresa camminato di buon piede. Conosceva li mancamenti de’ suoi precessori, li quali, per impedir la riforma della corte, impedirono ogni buon progresso del concilio. Tutt’in contrario egli deliberava esser il promotor della riforma, e deliberava di celebrar un concilio inanzi sé, e da questo capo incominciare, con certezza che, quando li protestanti avessero veduto tolti quegli abusi per quali si sono separati dalla Chiesa e restano tuttavia contumaci, desidereranno e correranno a ricever li decreti e ordinazioni, e si fará un concilio dove si reformará non in parole, ma in fatti, il capo, i membri, l’ordine ecclesiastico e laicale, li principi e li privati. Ma per far cosí buon’opera non esser bastante una tregua di cinque anni, imperocché nelle tregue li sospetti non sono minori che nella guerra, e sempre si sta sul prepararsi per quando finiranno: esser necessaria una pace perpetua, che levi tutti li rancori e sospizioni, acciò unitamente tutti possino senza fini mondani tender a quello che concerne l’unione e reforma della Chiesa. Dell’istesso tenore fu l’instruzione che diede al Carafa; ed ebbe gusto che queste si pubblicassero e ne uscisse qualche copia.

Credeva la corte universalmente che il papa facesse cosí frequente ed efficace menzione di concilio, acciò altri non lo proponesse a lui, e con quello minacciasse principi e tutto il mondo, a fine di far che l’aborrissero; ma si conobbe dopo che per altra via egli disegnava liberarsi dalla molestia data a’ suoi precessori. Imperocché quando si proponeva la sola riforma del pontefice e della corte, e degli esenti e privilegiati dependenti dal pontificato, si giocava solo sopra il suo, e ognuno, cosí principe come popolo e privato, non trattandosi di poter perder per loro, insisteva in sollecitare il concilio; ma proponendo egli riforma dell’ordine ecclesiastico tutto, e del laicale ancora, e de’ prencipi massime, con una inquisizione severissima che disegnava instituire, metteva le cose al pari, sí che non si averebbe trattato di lui solo, ma degli altri piú principalmente. E questo era l’arcano col quale disegnava tener tutti in timore e sé in reputazione di bontá e