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libro terzo - capitolo i 17


prelati tedeschi, e rendesse cauta la sinodo che sarebbono osservate le proposte condizioni. Il Mendoza, intesa la risposta, vedendo la risoluzione del pontefice, voleva allora allora protestare che l’adunanza di Bologna non era legittimo concilio, e che, non rimettendolo la Santitá sua in Trento, sarebbe stata essa causa di tutti li mali evenimenti che fossero occorsi alla cristianitá; e che in difetto suo Cesare, come protettore della Chiesa, averebbe provveduto: ma interponendosi il cardinale di Trani, decano del collegio, e alcuni altri cardinali, si contentò di riferir questa risposta a Cesare e aspettar novo ordine da lui.

Il pontefice, considerata l’azione del Mendoza, giudicò che questo negozio potesse camminar a qualche disparer tra lui e l’imperatore, nel qual caso non li pareva utile per sé aver li prelati di Germania mal disposti. Alla ricevuta della loro lettera, di cui s’è parlato, restò offeso per l’ultima particola del pensar ad altri consegli e rimedi, avendola per una minaccia aperta, e deliberò di non darli risposta alcuna, e restò in quel parere tre mesi. Ora, meglio consegliato, dubitò che, tenendosi sprezzati, non venissero a qualche risoluzione precipitosa, la quale Cesare lasciasse correre per implicarlo in maggiore difficoltá: onde, risoluto di prevenir il male con onorarli di risposta, la ordinò molto modesta e artificiosa, ancorché non senza risentimento conveniente alla sua dignitá. Incominciò la lettera dalle lodi della loro pietá, quale appariva nella sollecitudine usata per rimediare alle eresie e sedizioni, affermando che da altrattanta egli ancora per l’ufficio suo pastorale resta assai occupato, in maniera che mai ha lasciato né lascia passar tempo senza pensar a qualche rimedio; e dal principio del ponteficato ricorse a quello che da loro è menzionato, cioè al concilio. E qui, narrate le cose successe nella convocazione e li impedimenti perché non si venne all’esecuzione immediate, soggionse che, congregato il concilio, molti decreti sono stati deliberati, cosí condannando gran parte delle eresie, come per riformazione della Chiesa; che la partita del concilio da quella cittá fu senza sua saputa; ma


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - ii 2