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228 l'istoria del concilio di trento


da’ popoli sopra li nepoti. Cosí scaricato del governo, si diede tutto a pensar all’ufficio dell’inquisizione, dicendo che quello era il vero ariete contra l’eresia; e per difesa della sede apostolica, risguardando poco quello che convenisse al tempo, pubblicò una nova constituzione sotto il 15 febbraro, quale volse che fosse sottoscritta da tutti li cardinali. In quella rinnovò qualonque censura e pene prononciate da’ suoi precessori, qualonque statuto di canoni, concili e Padri in qual si voglia tempo pubblicati contra eretici, ordinando che fossero rimessi in uso gli andati in desuetudine; dechiarò che tutti li prelati e principi, eziandio re e imperatori, caduti in eresia, fossero e s’intendessero privati delli benefici, stati, regni e imperi senz’altra dechiarazione, e inabili a poter essere restituiti a quelli, eziandio dalla sede apostolica; e li beni, stati, regni e imperi s’intendano pubblicati, e siano delli cattolici che gli occuperanno: cosa che diede molto che dire, e se non fosse stata dal mondo immediate tenuta in poca stima, averebbe acceso il fuoco in tutta cristianitá.

Ma un’altra occorrenza fece apparir al mondo che non aveva moderato l’alterezza dell’animo. Carlo imperatore sino del 1556, per sue lettere scritte agli elettori e principi, diede a Ferdinando assolutamente tutta l’amministrazione dell’Imperio, senza che comunicasse altro seco, comandando che da tutti fosse ubidito. Dopo destinò ambasciatori in Germania alla dieta Guielmo prencipe d’Oranges con due altri colleglli, per transferir in Ferdinando il nome, titolo, dignitá e corona, come se egli fosse morto: il che non parendo agli elettori opportuno, fu differito sino quest’anno 1558. Nel quale a’ 24 febbraro, giorno della nativitá, della coronazione e d’altre felicitá di Carlo, dalli ambasciatori suoi in Francfort, in presenza delli principi elettori, fatte le ceremonie della resinazione, Ferdinando fu inaugurato con li soliti riti. Il pontefice, udito questo, diede in un’eccessiva escandescenzia; pretese che sí come la conferma pontificia è quella che fa l’imperatore, cosí la rinoncia non si potesse fare se non in mano sua, e in quel caso a lui appartenesse far imperatore chi gli fosse