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Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/242

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236 l'istoria del concilio di trento


Ma il re di Francia, desideroso di provveder che la setta luterana non facesse maggior progressi nel regno, avendo inteso che tra li conseglieri del parlamento ve n’erano alquanti di quella macchiati, per reprimerli, tenendosi a’ 15 giugno in Parigi una «mercuriale» (cosí chiamano il giudicio instituito per esaminar e corregger le azioni delli conseglieri del parlamento e giudici regi), dovendosi parlar della religione, dopo principiata la congregazione entrò il re. Disse d’aver stabilito la pace al mondo con le nozze della sorella e della figlia a fine di provveder alli inconvenienti nati intorno la religione nel suo regno, la qual debbe esser principal cura dei principi; però, avendo inteso che di questa materia si doveva trattare, li esortava a maneggiar la causa di Dio con sinceritá. E avendo comandato che proseguissero le cose incominciate, Claudio Viola, uno di essi, molte cose disse contra li costumi della corte romana e le cattive consuetudini passate in perniciosi errori, i quali hanno dato causa alle sètte nascenti. Per il che era necessario mitigar le pene e raffrenar la severitá, sin che con l’autoritá d’un concilio generale si levassero li dissidi della religione e si emendasse la disciplina ecclesiastica, unico rimedio a questi mali, sí come li concili di Costanza e Basilea avevano giudicato, comandando perciò che ogni dieci anni si celebrasse il concilio generale. Il parer di costui fu seguitato anco da Lodovico Fabro e da alcuni altri; al che Anna Borgo aggionse esser molte sceleratezze dannate dalle leggi, per pena delle quali non basterebbono la corda e il fuoco: frequentissime le biasteme contra Dio, li spergiuri, li adultéri, non solo dissimulati, ma ancora con vergognosa licenza fomentati; facendo conoscere assai chiaramente che parlava non solo delli grandi della corte, ma del re ancora, con soggiongere che mentre cosí dissimulatamente si vive, sono preparati vari supplizi contra quelli che d’altro non sono colpevoli se non d’aver manifestato al mondo li vizi della corte romana e dimandatone l’emenda. In contrario di che Egidio Magistro, primo presidente, parlò contra le nove sètte, concludendo non esservi altro rimedio che il giá usato contra li albigesi, che Filippo